delitto ferrara

«Mio figlio è solo debole, si è fatto comprare». A prendere parola è il padre del presunto esecutore materiale del delitto di Ferrara. Lo fa sulle pagine dei principali quotidiani di giovedì 12 gennaio, sottolineando come il figlio non sia cattivo ma solo ingenuo. Secondo gli esperti, invece, è venuto a mancare il dialogo.

Sarebbe stata la mancanza di carattere a portare M., 17 anni, ad assecondare l’amico sedicenne che gli ha offerto 1000 euro per uccidere i suoi genitori. E lo ha fatto. Nel cuore della notte, mentre loro dormivano in camera da letto gli ha tolto la vita a colpi d’ascia. La motivazione di R., figlio dei coniugi assassinati, sarebbero una serie di litigi dovuti ai brutti voti a scuola. Ma il movente è ancora al vaglio degli inquirenti.

 

Un caso che ha colpito l’Italia per l’efferatezza e per la giovane età dei protagonisti, entrambi minorenni. Un delitto che ricorda quello di Novi Ligure, compiuto dai due fidanzati Erika e Omar. O quello di Pietro Maso, in cui l’allora ventenne veronese tolse la vita ai genitori, con l’aiuto di alcuni amici, per poter ottenere l’eredità. Casi simili, ma non uguali. In comune hanno la giovane età e una complicità con un coetaneo così intensa da portare anche all’accettazione di azioni efferate come l’omicidio.

Possono denaro o pecche scolastiche portare a uccidere? È debolezza o cattiveria? Secondo il famoso psichiatra Alessandro Meluzzi alla base di questo tipo di delitto c’è la mancanza di dialogo tra figli e genitori. «Spesso a causa del lavoro o di un’incompatibilità caratteriale, il ragazzo si sente solo e incompreso. Un sentimento che nel tempo diventa rabbia vera. Non è questione di soldi ma la ricerca di un’attenzione che non c’è. O non è sufficiente. L’età si sta accorciando sempre di più proprio perché le varie problematiche tendono a tenere genitori e figli lontani più a lungo. I rapporti si deteriorano e non ci si capisce più». Continua Meluzzi: «Siamo a livelli alterati di una realtà che va studiata, ma le famiglie non si conoscono più. Questo è il punto. Sicuramente era possibile cogliere dei segnali, ma non facile. Siamo oltre al complesso edipico freudiano. A questi livelli di analisi non si può ancora definire la debolezza. L’amico potrebbe aver compiuto il gesto semplicemente perché più abile. Ma le dinamiche sono ancora da chiarire e tutto è in gioco».