Nada Cella, la segretaria uccisa nel maggio 1996. Foto Ansa

Tracce di sangue sotto la sella dello scooter di Annalucia Cecere, la principale sospettata dell’omicidio di Nada Cella, a Chiavari nel maggio del 1996. Ora le prove ritrovate verranno sottoposte a nuovi accertamenti per capire a chi appartenga il sangue. A 25 anni di distanza arriva così la possibile svolta di un delitto irrisolto, archiviato e poi riaperto. «Forse ce la faremo. Non siamo mai stati così vicini a sapere chi è stato», ha dichiarato qualche giorno fa Sabrina Franzone, avvocata della famiglia Cella.

Lo scooter – Cecere aveva 28 anni quando nel 1996 utilizzava quel motorino, conservato fino a oggi. Sul mezzo (ora sequestrato) la polizia scientifica ha trovato tracce ematiche che potrebbero incastrare l’ex insegnante. Le prove sono state individuate grazie alle luci forensi e sono state affidate al genetista Emiliano Giardina, lo stesso che lavorò al caso di Yara Gambirasio. Il 16 novembre verrà realizzato il test del Dna sul sangue e l’esito potrebbe rappresentare la prova decisiva per la colpevolezza di Cecere. Il motorino non è però un elemento nuovo nelle indagini. Nell’agosto 1996, pochi mesi dopo l’omicidio della giovane segretaria, una donna di cui non si conosce l’identità telefonò a Marisa Bacchioni, madre di Marco Soracco, il commercialista datore di lavoro di Nada Cella. Raccontò di aver visto Cecere allontanarsi sul suo motorino dall’ufficio della vittima il giorno del delitto: «Venivo giù in macchina da Carasco, l’ho vista che era sporca e ha infilato tutto nel motorino. L’ho salutata e non mi ha guardato, quindici giorni dopo l’ho incontrata nel caruggio. Non mi ha guardato ed è scivolata via». Venticinque anni fa quella testimonianza non venne considerata.

Il delitto – Il  6 maggio 1996 la 25enne Cella venne ritrovata in fin di vita da Soracco nel suo ufficio di Chiavari. Il commercialista chiamò subito i soccorsi ma la ragazza morì qualche ora dopo essere stata trasportata all’Ospedale San Martino di Genova. Per gli inquirenti la donna era stata colpita al volto con un oggetto contundente e presa a calci e pugni. Nessun segno di effrazione su porte e finestre, poche e non rilevanti le tracce di sangue. Infatti Soracco in attesa dei soccorsi aveva chiamato la madre Marisa, che aveva ripulìto la scena del crimine (all’apparenza in modo inconsapevole).

Il presunto movente – Il commercialista e la madre furono scagionati per mancanza di indizi. Ora sono di nuovo indagati per false dichiarazioni. Soracco negò di conoscere Cecere, ma un testimone riportò di averli visti assieme diverse volte in discoteca. La principale accusata per l’omicidio di Nada Cella si sarebbe invaghita dell’uomo a tal punto dal voler prendere il posto della segretaria sia sul luogo di lavoro che sentimentalmente. Infatti Soracco avrebbe tentato con Cella un approccio, non corrisposto.

La riapertura del caso – È stato grazie al lavoro di una giovane ricercatrice che il caso è stato riaperto, dopo anni di prove e testimonianze trascurate. Nel 2017 Antonella Pesce Delfino iniziò a occuparsi del delitto per la sua tesi di fine master in criminologia all’Università di Genova. Le domande della criminologa erano scomode: nel 2019 Cecere la cacciò in malo modo da casa sua e arrivò a minacciarla con dei messaggi vocali su Whatsapp. Due anni dopo i suoi studi hanno portato alla riapertura delle indagini.