Padre Fausto Tentorio

Dopo dieci anni l’assassinio nelle Filippine del missionario del Pime Fausto Tentorio potrebbe avere un colpevole. L’uomo arrestato dalla polizia è Ricardo Boryo Dorado, detto Nene Dorado, 66 anni, noto killer di numerosi leader tribali e già capo villaggio del Barangay Dallag. Il suo fermo era stato disposto dal giudice Arvin Sadiri Balgot in un mandato firmato il 30 aprile 2019, ma non era mai stato eseguito perché il principale indiziato godeva della protezione di potenti politici e uomini d’affari locali. Si è concretizzato quindi solo oggi, 2 dicembre 2021, quando la polizia ha arrestato l’uomo alla veglia funebre del fratello. Il processo potrà iniziare nelle prossime settimane anche se restano ancora latitanti almeno altri quattro sospetti legati all’omicidio di Tentorio.

L’agguato mortale – Padre Fausto fu ucciso alle 8.30 locali del 17 ottobre 2011, fuori dal suo convento parrocchiale. Aveva appena terminato di celebrare la Messa nella parrocchia di Arakan, sull’isola filippina di Mindanao, dove viveva come missionario dal 1986. Stava salendo in auto, quando venne raggiunto alla testa da alcuni colpi di pistola. Tentorio fu subito trasportato nell’ospedale più vicino, distante 30 chilometri, ma fu inutile. Lì, morì il giorno stesso, all’età di 59 anni. Il Governo provinciale istituì subito una task force investigativa locale per indagare sull’assassinio. Le Filippine non erano infatti nuove a episodi di agguati mortali nei confronti di padri missionari: la stessa sorte toccò a Tulunan nel 1985 a padre Tulio Favali, 39 anni, e nel 1992 a padre Salvatore Carzedda, ucciso a Mindanao all’età di 49 anni.

Il movente – Sia la polizia che i missionari a lui vicini, hanno da sempre creduto che la morte di padre Tentorio sia legata al suo impegno a difesa delle popolazioni indigene di Mindanao, in particolare i Manobo. L’uomo arrestato infatti appartiene al gruppo degli “illaga”, cristiani immigrati da decenni a Mindanao, in lotta con i tribali Manobo per i diritti sulle terre. Lo conferma anche la testimonianza che fu rilasciata poco dopo l’agguato mortale da padre Luciano Benedetti, anche lui missionario del Pime nelle Filippine: «Padre Fausto era minacciato da tempo per il lavoro che svolgeva in difesa delle terre dei Manobo. Terre che fanno gola, in una zona ricca di risorse minerarie. Già nel 2003, protetto dalle popolazione locali, si era salvato da un agguato stando nascosto mezza giornata in un armadio. E ancora dopo era stato fatto oggetto di nuove minacce».

Chi era padre Fausto – Tentorio era nato il 7 gennaio 1952 a Santa Maria di Rovagnate (Lecco). Cresciuto sempre in un paesino della provincia lecchese, Santa Maria Hoè, era stato ordinato sacerdote nel 1977. A solo un anno di distanza aveva deciso di partire per le Filippine come missionario del Pime. Prima di arrivare nella regione montuosa di Arakan, aveva lavorato in varie missioni del Paese: a Columbio, Sultan Kudarat. Luoghi rischiosi e instabili per la convivenza di cristiani, musulmani e indigeni B’lang. Proprio agli indigeni aveva deciso di dedicarsi a tempo pieno, in particolare ai Manobo, una comunità in via d’estinzione di circa 20mila persone. La loro esistenza era minacciata dalla continua distruzione del loro habitat, per far posto alle miniere. L’impegno di padre Fausto si era concretizzato negli anni nella nascita di cooperative agricole, nell’educazione sanitaria e nei corsi di alfabetizzazione. Per il suo lavoro nella Filippine l’11 dicembre 2011 gli è stata assegnata postuma la Medaglia al Valor civile.