Dalle quattro mura del reparto di psichiatria alle quattro mura di una cella. Potrebbe essere questa la sorte di Guido Rancilio, il 35enne accusato di aver ucciso la mattina del 13 dicembre la madre Fiorenza Rancilio, se verrà accettata la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere dell’uomo inoltrata dalla procura di Milano all’ufficio del gip. Guido Rancilio era stato ritrovato in stato confusionale, acuito dall’assunzione di psicofarmaci, di fianco al corpo senza vita della donna.

Il fermo – L’uomo, piantonato in stato di fermo nel reparto psichiatrico del Policlinico di Milano, è sospettato di aver colpito la testa della madre con un manubrio da palestra. L’ipotesi è emersa dalle indagini dei carabinieri della Compagnia Duomo e del Nucleo investigativo, coordinati dal pm Ilaria Perinu. Sull’attrezzo, risultato positivo al test del luminol, sono state rilevate tracce di sangue. Per il momento il figlio della donna è in stato confusionale e non è ancora stato interrogato. La richiesta della procura è stata avanzata dopo aver saputo che l’uomo, in passato, era già stato visitato per problemi psichici. Solo dopo l’interrogatorio e la decisione del gip potranno essere svolte consulenze o perizie sul suo stato mentale per decidere se l’uomo, qualora risulti colpevole, debba stare in carcere o in una struttura di cura in custodia cautelare.

Il ritrovamento del corpo – La donna è stata trovata morta mercoledì 13 dicembre nel suo appartamento in via Crocefisso, a Milano. Il corpo, che presentava una vistosa ferita alla testa, era riverso a terra nel salotto della sua casa, la cui porta d’ingresso sembra fosse chiusa dall’interno. La donna era avvolta in una coperta e con alcuni asciugamani a coprirla, anche sul volto. Il ritrovamento è stato possibile grazie alla donna che si occupava della cura della dimora.

La famiglia – La 73enne di origini italo-svizzere era l’erede di una nota famiglia di immobiliaristi, a cui apparteneva anche Augusto Rancilio, che la mattina del 2 ottobre 1978 venne rapito dall’Anonima sequestri a Cesano Boscone, davanti a uno dei cantieri di famiglia e da allora non ha più dato notizie di sè. La notizia del suo omicidio arrivò solo tempo dopo grazie alla confessione del boss Saverio Morabito, il quale raccontò che venne ucciso perché aveva tentato di ribellarsi ai suoi cancellieri. Il corpo tuttavia non fu mai trovato