Il 21 febbraio 2017, la Cassazione ha confermato tutte le condanne per l’omicidio di Sarah Scazzi, la quindicenne di Avetrana uccisa il 26 agosto 2010 nel piccolo comune in provincia di Taranto. A Sabrina Misseri e a Cosima Serrano, cugina e zia della ragazza, è stato confermato l’ergastolo per omicidio volontario e concorso in omicidio. A Michele Misseri, zio della giovane vittima, sono stati dati otto anni per soppressione di cadavere.
La scomparsa – Il 26 agosto 2010, ad Avetrana, un piccolo comune della provincia di Taranto, viene denunciata la sparizione di una studentessa dell’Istituto alberghiero. Si chiama Sarah Scazzi, ha 15 anni, la corporatura esile e i capelli biondi. La ragazzina era uscita di casa verso le 14.30 per raggiungere l’abitazione della cugina Sabrina con cui, insieme ad altre amiche, avrebbe passato il pomeriggio al mare. Da quel momento di lei si perde ogni traccia. C’è chi pensa a un sequestro, chi a un rapimento. Il caso diventa mediatico: i familiari, spesso ospiti di programmi televisivi, ne denunciano continuamente la scomparsa e lanciano appelli.
Il ritrovamento del cellulare – Il 29 settembre 2010, a più di un mese dalla scomparsa, viene rinvenuto il cellulare della giovane. Il telefono è semibruciato. A ritrovarlo in un campo è lo zio della ragazza, Michele Misseri, agricoltore, il cui racconto non convince i Carabinieri che, da quel momento, concentrano l’attenzione sulla sua famiglia e sulla sua abitazione.
La prima confessione di Michele Misseri – Il 6 ottobre 2010, dopo una settimana di ricerche, Michele Misseri, al termine di un interrogatorio durato più di nove ore confessa l’omicidio della nipote, avvenuto, secondo le sue prime dichiarazioni, nel garage di casa sua. Agli inquirenti dichiara di aver abusato del corpo senza vita della nipote e indica il luogo dove lo ha nascosto. La notizia del ritrovamento del corpo di Sarah arriva durante una diretta del programma di Raitre Chi l’ha visto?, dove era ospite la madre della giovane.
Misseri ritratta e accusa Sabrina – Qualche giorno dopo Misseri ritratta la versione iniziale e dice che a uccidere la nipote possa essere stata sua figlia Sabrina (la prima a dare la notizia della scomparsa di Sarah e a dire che poteva trattarsi di un sequestro), probabilmente dopo una lite. Il 15 ottobre 2010, Sabrina viene interrogata per sei ore. I sospetti degli investigatori trovano così conferma sul coinvolgimento dell’allora 22enne e il giorno seguente Sabrina viene arrestata con l’accusa di concorso in omicidio. Il 21 ottobre, il Giudice per le indagini preliminari di Taranto, decide la convalida del fermo.
Il movente – Secondo la tesi della Procura, Sabrina sarebbe stata gelosa delle attenzioni che la cugina riceveva da Ivano Russo, un giovane di cui la Misseri sarebbe stata innamorata e con cui avrebbe avuto una relazione.
Sabrina e l’accusa di omicidio – L’esame autoptico sul corpo di Sarah non conferma la violenza sessuale. Michele Misseri ritratta di nuovo: la violenza sessuale non c’è stata. Il 6 novembre 2010, l’agricoltore cambia ancora versione e individua nella figlia l’unica responsabile della morte della quindicenne. Secondo Misseri, Sabrina avrebbe chiesto il suo aiuto per far sparire il corpo. La ragazza viene accusata di omicidio.
Il coinvolgimento di Cosima Serrano. Il 26 maggio 2011, Cosima Serrano, moglie di Misseri e madre di Sabrina, viene arrestata. Una perizia della Procura dimostra che il giorno del delitto della nipote, la donna avrebbe fatto una telefonata dal garage, proprio al momento dell’uccisione. Il Pubblico Ministero per lei formula l’accusa di concorso in omicidio e sequestro di persona.
Il processo – Il 10 gennaio 2012 si è aperto il processo davanti alla Corte d’assise di Taranto. Le imputate sono madre e figlia. Sabrina è accusata di omicidio volontario, mentre Cosima di concorso in omicidio. A Michele Misseri l’accusa di soppressione di cadavere.
Misseri cambia versione – Il 5 dicembre 2012, in un’udienza del processo, Michele Misseri, in lacrime, confessa pubblicamente di essere colpevole dell’omicidio della nipote.
Gli ergastoli in primo e secondo grado – Il 20 aprile 2013, dopo cinque giorni di camera di consiglio, viene pronunciata la sentenza dei giudici che, alla fine di un processo tutto indiziario, riconoscono in madre e figlia le colpevoli e le condannano all’ergastolo. A Michele Misseri vengono dati otto anni per soppressione di cadavere. Il 14 novembre 2014 inizia il processo di secondo grado. Il 27 luglio 2015, la Corte d’assise d’appello di Taranto conferma le condanne.