«Devono andarsene tutti». Il giorno dopo l’approvazione del reato di omicidio stradale, al posto della soddisfazione, c’è “rabbia e delusione” da parte dei familiari delle vittime della strada. Per Giuseppa Cassaniti, presidente dell’ associazione, è stato svuotato il senso della riforma. «Chi non rispetta la legge deve pagare, ma questa legge non tutela i cittadini, anzi lascia dei criminali liberi di circolare», si sfoga dopo l’approvazione in Senato della norma tanto invocata.

Il nodo della questione sta in due emendamenti, che avrebbero- a loro giudizio – eliminato dal testo le sanzioni per chi uccide con comportamenti azzardati o rischiosi. Un punto cruciale di una legge, passata con 163 voti. Il provvedimento riguarda sia l’omicidio che le lesioni personali stradali. Le nuove norme prevedono pene da 8 a 12 anni nel primo caso e da 2 a 4 nel secondo.

Tutte le pene però sono relative a comportamenti legati a guida in stato di ebbrezza o di alterazione dovuta al consumo di droghe. Soddisfazione per l’approvazione in prima lettura esprima il premier, Matteo Renzi, mentre il relatore della legge, Giuseppe Cucca (Pd), saluta il primo via libera come «una risposta ad un’esigenza di giustizia estremamente diffusa nell’opinione pubblica». Per il senatore democratico la nuova norma introduce «un nuovo sistema sanzionatorio che punisce con pene adeguate i responsabili di fatti così gravi, impedendo – spiega – anche che essi possano rimettersi alla guida poco dopo».

Si introduce anche la sospensione della patente fino ad un massimo di 30 anni. Legge in modo opposto la norma la presidentessa dell’associazione delle vittime della strada. «Le mozioni di Filippi e Orellana hanno svuotato il senso della legge», attacca Cassaniti. Il riferimento è ai due emendamenti, su cui il governo è stato battuto, che di fatto hanno cancellato l’omicidio stradale sia nei casi di inversione del senso di marcia vicino agli incroci che nei casi di guida contromano o con semaforo rosso. Ed è questo il punto che fa arrabbiare di più i familiari delle vittime. Rimane invece la pena per chi guida ubriaco o drogato ma sono scomparsi tutti i riferimenti alla guida distratta e azzardata.

La norma passa ora alla Camera. E Cassaniti spera che il nuovo passaggio parlamentare ridia senso alla legge anche se non nasconde un certo scetticismo: «non so come farà la Camera a ridare senso alla norma, forse con un voto di fiducia, non lo so proprio».

La nuova legge rischia di essere più un provvedimento mediatico, che reale, anche secondo alcuni tecnici. Tra loro Gian Luigi Gatta, professore associato di Diritto penale dell’Università degli Studi di Milano, secono cui: «la norma è mediatica e concentrata solo sull’aspetto della guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, ma non serve dato che – spiega – i pacchetti sicurezza votati nel 2008 introducevano già norme molto simili, con la reclusione prevista fino a 15 anni».

Alberto Bellotto