L’omicidio di Youns El Bossettaoui non è avvenuto per legittima difesa. È quanto emerso dall’ordinanza letta dalla giudice Valentina Nevoso nel corso dell’ultima seduta per il procedimento a carico di Massimo Adriatico, ex poliziotto ed ex assessore leghista del comune di Voghera accusato di aver ucciso un uomo di 38 anni di origini marocchine nell’estate del 2021. Il caso passa ora alla Corte d’Assise.

Il fatto – A Voghera sono le 22.30 del 20 luglio 2021 quando una telefonata al 118 segnala la presenza di una persona ferita in Piazza Meardi. L’uomo in questione è Youns El Bossettaoui, noto nella cittadina pavese perché solito aggirarsi ubriaco per le strade e infastidire i passanti. A ferirlo mortalmente è stato l’assessore Massimo Adriatico, con la sua Beretta calibro 22 regolarmente posseduta per motivi di sicurezza personale. Come dimostrato dalle telecamere dell’area, quella sera Adriatico ha inizialmente notato El Bossettaoui fuori da un bar in atteggiamenti molesti nei confronti di alcuni clienti e ha così deciso di pedinarlo per almeno 10 minuti. Quando l’uomo si è accorto di essere seguito, ha assunto comportamenti minacciosi, che l’ex poliziotto ha provato a spegnere mostrandogli l’arma da fuoco che teneva in tasca. Il marocchino ha tuttavia reagito colpendo al volto Adriatico e facendolo cadere: da questo momento non ci sono più immagini, poiché la scena si sposta dietro l’angolo di via Fratelli Rosselli, dove due testimoni confermano di aver assistito al momento dello sparo. Fin dalle prime ricostruzioni, non è chiaro se il politico abbia sparato da terra o una volta rialzatosi e se si potesse effettivamente evitare un simile epilogo.

In tribunale – Il processo a Massimo Adriatico è iniziato lo scorso febbraio e nei mesi successivi si è delineata l’ipotesi della legittima difesa. Nella giornata del 23 ottobre è arrivata la richiesta del Pm Roberto Valli di condanna a 3 anni e 6 mesi, mentre i legali dell’accusato chiedevano l’assoluzione e gli avvocati difensori della famiglia della vittima spingevano per la riqualificazione del reato in omicidio volontario. Il caso sembrava prossimo alla sua risoluzione nella giornata di ieri, 7 novembre, ma con una scelta inaspettata la giudice Nevoso ha deciso di rimandare la decisione alla Corte d’Assise, affermando che non è possibile ritenere l’azione dell’imputato un atto di legittima difesa. Nell’ordinanza letta in tribunale si dice che Adriatico, in qualità di ex appartenente alle forze di polizia, possiede «strumenti di valutazione maggiori a quelli dell’uomo comune» e anche per questo avrebbe dovuto gestire diversamente la situazione, chiamando prima di quanto fatto le forze dell’ordine e, nell’estrema condizione di dover sparare, puntando ad intimorire El Bossettaoui e non a ferirlo.

La difesa – Secondo Gabriele Pipicelli, uno dei legali dell’accusato, la decisione del tribunale di rifiutare l’ipotesi della legittima difesa coincide con un «totale travasamento dei fatti», oltre che «un’interpretazione distorta del principio di diritto per il quale il dubbio va risolto a favore dell’imputato». La famiglia di El Bossettaoui si è invece dichiarata soddisfatta per il lavoro svolto dai propri avvocati, ricordando però che si tratta di una vittoria parziale e che la fine di questa storia è ancora molto lontana.