Anche l’Artico andrà a fuoco. Oltre 50 ricercatori da tutto il mondo coinvolti dall’Onu hanno stimato un aumento tale della frequenza di incendi che raggiungeranno anche regioni ad oggi impensabili. Lo studio prevede un aumento dei roghi boschivi del «14% entro il 2030, del 30% entro il 2050 e del 50% entro la fine del secolo». Un fenomeno che riguarda tutti, dagli Stati Uniti alle foreste tropicali indonesiane, e che avrà conseguenze anche sulla salute delle persone.

Puntare sulla prevenzione – La ricerca, intitolata “Diffusione senza controllo: la crescente minaccia degli incendi paesaggistici straordinari”, mette in guardia i governi. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) la causa principale di questo aumento è il cambiamento climatico, che sta portando a un innalzamento delle temperature medie da mantenere sotto i 2 gradi entro metà secolo. A questo si aggiunge il continuo sfruttamento del suolo da parte dell’uomo. Due fattori che si influenzano a vicenda e che rischiano di provocare una desertificazione che, come dimostrato dallo studio del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), coinvolgerà l’intero pianeta. Serve «un cambiamento radicale nella spesa pubblica per gli incendi, spostando gli investimenti sulla prevenzione»: lo studio punta il dito contro i governi che, secondo i ricercatori, «non sono preparati» ad affrontare, né tantomeno a prevenire, l’aumento degli incendi.

L’Assemblea a Nairobi – Il documento è stato pubblicato in vista della Quinta sessione dell’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente che si svolgerà a Nairobi dal 28 febbraio al 2 marzo. Un evento che a meno di quattro mesi di distanza dalla Cop26 di Glasgow (la Conferenza Onu sui cambiamenti climatici) riunirà i 193 Paesi membri per concordare soluzioni alle sfide ambientali più urgenti. Per questo motivo l’Unep ha già proposto una ristrutturazione della cosiddetta «formula antincendio», che concentrerà «due terzi della spesa a pianificazione e prevenzione», lasciandone solo «un terzo alla risposta» all’evento in sé. Prevenzione possibile grazie alle nuove tecnologie di monitoraggio che, però, richiederanno una decisa cooperazione a livello regionale e, soprattutto, internazionale.

La situazione in Italia – Quello degli incendi è un problema che non si limita al singolo episodio, che comunque può portare alla distruzione di centinaia di migliaia di metri cubi di boschi o foreste. Ogni fuoco rilascia nell’atmosfera quantità di polveri sottili che possono causare problemi respiratori e influire sul sistema cardiovascolare umano. In più, oltre a mettere a rischio intere specie di animali, riduce la capacità delle foreste di assorbire anidride carbonica. In poche parole, si è innescato quel circolo vizioso sempre più difficile da interrompere e che accelera il riscaldamento globale. Secondo un’analisi della Coldiretti, solo in Italia, dove più di un terzo della superficie totale è coperta dai boschi (11,4 milioni di ettari), «gli incendi sono cresciuti del 148% nell’ultimo anno rispetto alla media storica» mentre la temperatura media registrata nel 2022 è superiore di «0,55 gradi rispetto alla media».