È scontro aperto tra Matteo Renzi e la procura di Firenze, che 9 febbraio ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di finanziamento illecito per l’ex presidente del Consiglio e altre dieci persone nell’ambito di un’inchiesta sulla Fondazione Open. Il senatore torna sulla vicenda e non abbassa i toni, mentre l’Associazione nazionale dei magistrati parla di «comportamento inaccettabile».

Minacce – A scatenare la protesta delle toghe sono le risposte che Renzi ha consegnato alle telecamere di Porta a Porta ieri sera, 9 febbraio: «I pm li denuncerò a tempo debito. E poi chiederò loro anche i danni civili». Renzi si riferiva ai tre magistrati fiorentini che stanno indagando sui finanziamenti a Open, la “cassaforte” che ha sostenuto economicamente il percorso politico dell’ex sindaco di Firenze. Che fa nomi e cognomi: Giuseppe Creazzo, procuratore capo, accusato di molestie sessuali da una collega e, ha sottolineato illeader di Italia Viva, sanzionato dal Csm; il pm Luca Turco, che chiese l’arresto dei genitori di Renzi; infine il magistrato Antonino Nastasi, accusato, secondo lo stesso Renzi, di «aver inquinato la scena del crimine nell’ambito della morte di David Rossi». E non è tutto. Durante la trasmissione di Rai 1 il senatore ha annunciato l’uscita in libreria – il giorno dopo l’udienza preliminare fissata per il 4 aprile – di un volume in cui saranno elencati «tutti i tentativi di dossieraggio subiti dai servizi segreti».

Reazioni – La reazione dell’Anm arriva tramite una nota: «Le parole del senatore Renzi travalicano i confini della legittima critica e mirano a deligittimare i magistrati che si occupano del procedimento a suo carico», scrive l’Anm, che accusa l’ex premier di «voler screditare i magistrati sul piano personale solo per avere esercitato il loro ruolo». Parole che non sfiorano neppure il fondatore di Italia Viva. Non sono passati che pochi minuti dalla diffusione della nota, che Renzi rincara la dose dai microfoni di Radio Leopolda: «I giudici sono cascati male, io non mi tiro indietro. La mia vita è stata scardinata e l’Anm è rimasta in silenzio». E chiosa: «Io sono innocente e spero che siano innocenti anche i giudici. Io mantengo il sorriso, perché tutti sanno che finirà tutto nel nulla». Tra le altre cose, il senatore è convinto che, intercettandolo, i giudici abbiano violato l’articolo 68 della Costituzione, che tutela la privacy delle comunicazioni dei membri del Parlamento.

Accuse – Il botta e risposta è partito quando, nell’ambito dell’inchiesta sui movimenti di denaro legati a Open, è arrivata la richiesta di rinviare a giudizio undici persone. Tra queste, oltre a Matteo Renzi, anche i due fedelissimi Maria Elena Boschi e Luca Lotti, gli imprenditori Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi. Tutti coinvolti nella gestione della fondazione Open, che tra il 2012 e il 2018 ha ricevuto finanziamenti per 7,2 milioni di euro. Di questi, secondo la procura del capoluogo toscano, tre milioni e mezzo sarebbero stati in realtà un «finanziamento illecito» destinato al Partito Democratico, di cui Open avrebbe costituito «un’articolazione politico-organizzativa». Soldi destinati, insomma, a sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti, Boschi e della corrente renziana del Pd. Bianchi avrebbe avuto il compito di raccogliere i finanziamenti ottenuti dalla fondazione tramite Lotti, accusato di corruzione in quanto avrebbe promesso norme ed emendamenti favorevoli ad aziende “amiche”, tra cui la “Toto costruzioni” e la “British Tobacco”.