Una terribile verità dietro alla morte della piccola S. B. I risultati dell’autopsia sul cadavere della bimba di 18 mesi hanno svelato una realtà  di abusi e violenze ripetute nel tempo, tanto che il Gip ha parlato di un “contesto di assoluto orrore”. Tre giorni fa è avvenuto l’arresto del compagno della madre della piccola, Gabriel Robert Marincat. Il 25enne, nato in Romania e residente a Lentate sul Seveso, conviveva con la donna e la figliastra da poco più di tre mesi presso l’abitazione di quest’ultima a Cabiate nel Comense ed era solo con la bambina al momento della tragedia.

I fatti – L’11 gennaio 2021 a soli 18 mesi, S. B. muore presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dopo esser stata trasportata d’urgenza a causa delle gravi lesioni riportate nel pomeriggio nella sua abitazione di Cabiate. La bambina, spesso affidata al compagno dalla madre che si assentava per lavoro, era solita rimanere in casa da sola con Marincat. E’ stata però la nonna materna, rientrata a casa quel giorno nel tardo pomeriggio, a ritrovarla in casa priva di sensi e con attorno tracce di vomito e ha subito chiesto all’uomo di chiamare i soccorsi.

Le dichiarazioni dell’uomo – Marincat ha da subito parlato di un incidente domestico con una stufetta, sia agli operatori sanitari che ai carabinieri, al quale però non ha assistito in modo diretto: «Ero in cucina, ho sentito un rumore alle mie spalle e ho visto la stufetta rotta a terra». La stufetta in questione, sostiene l’uomo, sarebbe caduta da un mobile colpendo sulla testa la piccola verso le 15 del pomeriggio, ma i malesseri sarebbero emersi molto tempo dopo: «Ha pianto solo due minuti, poi ha giocato e si è addormentata sul divano, fino alle 18. Quando ho tentato di svegliarla, mi sono accorto che respirava a fatica e che aveva vomitato»,ha detto Marincat.

L’autopsia – Le parole dell’uomo, apparse sin da subito molto confuse e sospette agli inquirenti, sono state confutate del tutto dopo i risultati dell’autopsia. In un primo momento il graffio notato vicino al labbro, quindi un ematoma vicino all’orecchio. Ma soprattutto il trauma cranico, causa del decesso, che presentava una gravità tale da non poter essere compatibile con una “fase di apparente benessere e ripresa delle normali attività” dato che una lesione di simile entità provoca dolore immediato, irritazione alle meningi, sanguinamento intracranico/emorragia interna e una progressiva degenerazione neurologica. Un esito del tutto incompatibile con piccole cadute in casa o giochi, che esclude in assoluto la modalità accidentale delle lesioni. Sono state anzi confermate le condotte violente ripetute nel tempo, risalenti a pochi giorni prima della morte, cui è stata sottoposta la bambina, tra le quali anche una violenza sessuale che presenta una coincidenza temporale compatibile con il giorno della morte.

L’arresto – Il 22 gennaio è scattato l’arresto per Marincat, che nelle ultime ore si era allontanato, andando a vivere in un luogo diverso da quello precedente. A raggiungere e prelevare l’uomo sono stati i carabinieri della Tenenza di Mariano Comense. Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Como ha accolto la richiesta del pubblico ministero disponendo, nella giornata del 23 gennaio, la custodia cautelare in carcere per l’indagato. L’assenza di un domicilio certo, e dunque la concreta possibilità del pericolo di fuga, assieme alla personalità dell’indagato ricostruita finora, hanno portato all’esclusione degli arresti domiciliari. In particolare, l’esame della personalità del sospettato, sostiene il Gip, ha fatto emergere una completa assenza di freni inibitori e una costanza di comprovate condotte violente, che nulla esclude si possano ripetere. Da qui la decisione di un intervento cautelativo immediato. Nell’ordinanza, firmata dal gip Andrea Giudici, vengono illustrate tutte le criticità riscontrate dal medico legale di Bergamo, incaricato dal sostituto procuratore di Como Antonia Pavan per approfondire i dubbi delle indagini.

Le accuse – Al momento il 25enne rumeno è accusato di due reati. Il primo capo di imputazione è quello dei maltrattamenti, che hanno anche causato la morte della vittima, e prevede una condanna fino a un massimo di 24 anni di reclusione. Il secondo invece riguarda la violenza sessuale ai danni di un minore di 10 anni e comporta una pena che può arrivare fino a 20 anni. Ad aggravare la situazione anche il pericolo di inquinamento delle prove, dato che Marincat, iscritto sul registro degli indagati solo come atto dovuto ai fini dello svolgimento dell’autopsia, aveva nominato sin da subito un suo consulente non appena appresa la notizia, evidenziando una certa consapevolezza del possibile esito dell’esame. Entro cinque giorni l’uomo sarà interrogato dal gip e dovrà fornire la sua versione dei fatti accaduti nel pomeriggio dell’11 gennaio.