Ospedali vecchi e per il 75 per cento con gravi carenze strutturali in caso di forti terremoti. Squilibri nei livelli di assistenza sanitaria da regione a regione e, molte volte, anche all’interno della stessa regione. Irregolarità in oltre un quarto delle strutture per ricovero e assistenza anziani. Il quadro che emerge dalla relazione della Commissione d’inchiesta sul Sistema sanitario nazionale di Palazzo Madama, presieduta da Ignazio Marino del Pd, non è positivo né confortante.
L’organismo parlamentare ha effettuato 57 sopralluoghi sul territorio nazionale dal 2008. Subito dopo il terremoto dell’Aquila che determinò importanti lesioni all’Ospedale “San Salvatore”. «Se si verificasse un sisma particolarmente violento con magnitudo superiore a 6,2 – 6,3, tre edifici su quattro, tra quelli verificati, crollerebbe». Il 60 per cento delle strutture sarebbe invece «carente per terremoti abbastanza importanti (sismi di intensità 6 sulla scala Richter ndr)».
Per la commissione parlamentare gli ospedali hanno bisogno di «una pluralità di interventi strategici in base alla loro localizzazione in zone ad alto rischio sismico» e sono distribuiti in particolare lungo l’arco appenninico e nella zona dell’Italia centrale e meridionale (Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia). A fine ottobre, proprio un sisma di intensità inferiore, 5.0 di magnitudo, portò alla chiusura momentanea dell’ospedale di Mormanno in provincia di Cosenza.
Luigi Brindisi