«Scrivi una lettera a tua madre confessandole ciò che non hai il coraggio di dirle». Tutto è partito da qui, da una traccia per un tema in classe in cui una ragazzina di 14 anni di una scuola di Cassino, in provincia di Frosinone, raccontava di essere stata abusata più volte dal padre. Un padre che non avrebbe retto il peso delle accuse e nella mattinata di ieri, lunedì 22 gennaio 2018, si è tolto la vita impiccandosi con uno spago alla grata della chiesetta di San Tommaso, in zona Castello. Oggi si scopre che quel tema non è stato una scelta casuale. Intanto la moglie chiede, nonostante tutto, «funerali dignitosi» per l’uomo con cui è stata sposata trent’anni. Dai media «sono state dette tante cose non vere» e «non si sapeva ancora se (lo stupro) era vero», ha aggiunto la donna.

Il tema – La traccia è stata proposta nella classe della giovane perché la madre aveva confidato al preside dell’istituto di avere dei sospetti sul marito. Così racconta oggi il dirigente scolastico in un’intervista al Corriere della Sera, specificando però che è stata la studentessa a scegliere, tra le tante, proprio quella traccia. Forse perché sentiva il bisogno di liberarsi da un peso. «Tutto ha avuto inizio a maggio. Ero a casa. Non stavo bene e non ero andata a scuola. Mamma era uscita e a casa c’era solo lui, mio padre. È entrato nella mia stanza con la scusa di dover abbassare la tv. Si è infilato nel mio letto ed è stato tutto orribile. Poi nei mesi successivi non mi ha dato tregua. Non appena restavamo soli, anche per cinque minuti, mi prendeva. Senza pietà. È successo sei, sette volte», ha scritto la ragazzina sul foglio protocollo. E subito è scattata la denuncia.

Le accuse ai media – «Il mio è stato un atto dovuto, un dirigente della pubblica amministrazione ha l’obbligo di denunciare un reato», spiega il preside prima di accusare i giornalisti di aver sovraesposto la vittima all’attenzione dei media, causandole ulteriore dolore e costringendola a non frequentare più la scuola. Sì, perché «quella che è una notizia generica a livello nazionale ha riscontri pesantissimi a livello locale. E anche i dettagli insignificanti contribuiscono a identificare subito i protagonisti di una storia. A Cassino, ad esempio, di scuole come la nostra ce ne sono solo due», racconta ancora il dirigente scolastico. Anche dopo la denuncia alle autorità si era riusciti a mantenere un clima di relativa normalità attorno alle persone coinvolte nella vicenda. Almeno fino a domenica 21 gennaio, quando la notizia è apparsa sui giornali e – secondo l’uomo – «ha rovinato tutto». Accuse alla stampa arrivano anche dalla madre della ragazza, che nella serata di lunedì, avvisata della morte del marito, ha dichiarato ai microfoni del Tg1 di essere molto arrabbiata, «perché quello che avete detto e scritto voi giornalisti ha portato mio marito a questo».

Il padre e la sorella – L’uomo accusato di stupro aveva 53 anni e lavorava come agente di polizia penitenziaria nel carcere di Roccasecca. Almeno fino al mese scorso, quando i vertici della casa circondariale lo hanno messo in aspettativa «per motivi di salute». Agli inquirenti la famiglia ha raccontato che lui, ultimamente, beveva e giocava d’azzardo. Era padre di cinque figlie, tutte femmine. Figlie a cui pare che la madre raccomandasse sempre «non restate mai da sole con papà». Sembra che già 15 anni fa la figlia maggiore della coppia – oggi ventottenne – avesse confidato alla madre di esser stata infastidita dal papà. Lui allora aveva subito confessato, ma aveva anche promesso che quegli atteggiamenti non si sarebbero più ripetuti. Così la vicenda era rimasta tra le mura domestiche. Dopo la denuncia di dicembre, all’uomo era stato imposto di indossare il braccialetto elettronico e di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un chilometro da moglie e figlie. Per rispettare le restrizioni, viveva dal fratello.