
La Scientifica analizza la scena del delitto in via dei Cassari (ANSA/ IGOR PETYX)
Un uomo di 26 anni, Emanuele Burgio, è stato ucciso a colpi di pistola nel quartiere della Vucciria a Palermo. Il fatto è avvenuto intorno all’una del mattino di oggi, 31 maggio, in via Cassari, non lontano da piazza Garraffello, uno dei centri della movida del capoluogo siciliano. La Squadra mobile della questura di Palermo si sta occupando delle indagini e sta sentendo in queste ore parenti e amici della vittima, cercando di chiarire la dinamica e il movente.
Tre colpi al torace – Secondo le prime ricostruzioni, Burgio sarebbe morto per tre colpi di pistola al torace, sparati da distanza ravvicinata. Sentito il rumore e vedendo un uomo a terra, un residente di via dei Cassari ha chiamato la polizia e l’ambulanza. All’arrivo dei sanitari, però, il ragazzo era già stato portato al Policlinico in auto da alcuni conoscenti. Già molto grave all’arrivo in pronto soccorso, Burgio è morto poco dopo. Appena si è sparsa la voce, in ospedale sono arrivate trecento persone tra amici e familiari: alcuni si sono sentiti male, altri si sono messi a piangere, altri ancora hanno espresso la loro rabbia contro il personale che non permetteva loro di vedere il corpo del giovane. È dovuta intervenire la polizia a riportare la calma.
Il movente – Gli inquirenti, per il momento, non escludono alcun movente. La scena del crimine era già stata pulita quando è arrivata la scientifica. Nella fioriera di un hotel poco lontano dal luogo del delitto è stato trovato un casco, e sono state rilevate tracce di sangue nella vicina via dei Tintori. Si sta cercando di capire, anche con eventuali immagini delle telecamere di sorveglianza, se la sparatoria sia derivata da una lite scoppiata sul momento e degenerata, o se invece si sia trattato di un agguato.
Padre condannato per mafia – Emanuele Burgio non aveva precedenti penali, ma il padre Filippo è stato condannato in via definitiva a nove anni di reclusione per mafia. Considerato il cassiere del clan di Porta Nuova nonché uomo fedele al boss Gianni Nicchi, era stato coinvolto nell’operazione “Hybris” del 2011, quando i Carabinieri arrestarono 39 appartenenti a Cosa nostra.