Quindici giorni di sospensione e stipendio dimezzato per Rosa Maria Dell’Aria, 63 anni, professoressa di italiano che da quasi 30 insegna all’istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo. Glieli ha notificati l’ufficio scolastico provinciale perché non avrebbe vigilato sui suoi studenti il 27 gennaio, Giornata della Memoria, quando i suoi alunni hanno proiettato un video che accostava la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza approvato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini. La storia era stata denunciata da un militante di destra, che il 28 gennaio l’aveva sottoposta al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti con un tweet. Nella mattinata del 16 maggio alcuni agenti della Digos sono arrivati nella scuola per parlare con il preside e i professori.

Il tweet d’accusa – Il tweet del 28 gennaio appartiene a Claudio Perconte, attivista di destra. Perconte chiedeva esplicitamente l’intervento del Miur: «Salvini-Conte-Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Succede all’Iti Vittorio Emanuele III di Palermo, dove una prof per la Giornata della memoria ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina i migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?». Non avevano fatto seguito dichiarazioni ufficiali da viale Trastevere, ma la sottosegretaria leghista ai Beni culturali Lucia Borgonzoni aveva commentato la vicenda su Facebook: «Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere».

L’amarezza della prof – È un duro colpo per la professoressa, che all’Ansa ha dichiarato: «Quanto accaduto lo considero la più grande amarezza e la più grande ferita della mia vita professionale e naturalmente non parlo del danno economico legato ai giorni di sospensione ma al danno morale e professionale dopo un’intera vita dedicata alla scuola e ai ragazzi». Della sua difesa si occupa il figlio, l’avvocato Alessandro Luna, con l’aiuto di Fabrizio La Rosa. Luna per il momento ha fatto appello alla libertà di espressione e d’insegnamento: «La docente è amareggiata. Le si contesta il mancato controllo su alcuni accostamenti ritenuti offensivi e che rappresentano una visione distorta della storia e implicitamente la si accusa di aver indotto gli alunni ad agire in questo modo. Ma l’insegnante non può sindacare la libertà di espressione degli alunni e la sua libertà di insegnamento è tutelata dalla Costituzione, purché non oltrepassi il limite del buon costume e non minacci l’ordine pubblico».

Reazione dell’opposizione – Dalle fila del Partito Democratico si sono levate numerose proteste. Come quella del senatore e segretario del Pd Sicilia, Davide Faraone: «La libertà di opinione degli studenti, e anche il solo fatto di ritenere le norme sull’immigrazione del decreto Salvini tanto disumane quanto le leggi razziali, non può essere un reato, certamente non lo è, per Costituzione. È un reato impedire la critica, che è un diritto sacrosanto in una democrazia. Ancor più grave è se, per censurare i legittimi punti di vista, si mette in moto una sorta di macchina della paura, dell’intimidazione, con il Miur che sospende un’insegnante per una fantomatica omessa vigilanza sugli studenti e con la Digos che entra nelle classi per interrogare i ragazzi».