La cassetta del video di sorveglianza raccolto dalla polizia scientifica nella stanza dove morì Marco Pantani potrebbe essere stata manomessa. A rivelarlo è un nuovo testimone-chiave trovato delle Iene: un tecnico esperto di investigazioni elettroniche che sarebbe stato presente quella sera del 14 febbraio 2004 al residence “Le Rose di Rimini quando il Pirata fu trovato morto, riverso in una pozza di sangue. Continua la ricerca spasmodica della verità attorno alla morte del campione, anche dopo la chiusura nel 2017 da parte della Cassazione (con l’archiviazione dell’ipotesi di omicidio) del processo a tre spacciatori concluso per patteggiamento. Per la giustizia, dunque, si trattò di una morte per overdose da stupefacenti. Ma la stanza deserta completamente a soqquadro e le ferite e le tumefazioni sul volto del ciclista continuano a non convincere familiari e fan, che non si arrendono alla verità processuale. Le ultime rivelazioni sono state fatte nellla trasmissione del 12 maggio dalla “iena” Alessandro De Giuseppe, che da diversi anni conduce un’inchiesta sulla morte di Pantani.

L’inchiesta delle Iene è andata in onda la sera del 12 maggio 2019, su Italia 1

Le rivelazioni: «La cassetta delle registrazioni della scientifica era danneggiata, l’abbiamo ricostruita noi in laboratorio – dice il testimone a volto coperto davanti alle telecamere, parlando per la prima volta  – Mi hanno portato la cassetta con tutto il nastro fuori. Mi dicono “non si può fare più niente, vero?”. Ci siamo messi tutta una notte, l’abbiamo smontata e abbiamo riversato tutto il contenuto che c’era in questa cassettina in un CD». Alla domanda di De Giuseppe, che gli chiede se secondo lui potesse trattarsi di un tentativo di manomettere le prove, il tecnico risponde: «E’ evidente. Non mi è mai capitato che era uscito un nastro». E lo conferma incalzato dalla iena, che chiede: «A meno che uno non lo tiri fuori manualmente?», a cui risponde: «si». Oltre alle rivelazioni televisive, sul caso ha gettato una nuova luce la dichiarazione rilasciata dal generale Umberto Rapetto (consulente di parte della famiglia Pantani) di fronte alla commissione parlamentare antimafia. «Risulta evidente che non si sia suicidato, ma che sia stato vittima di morte violenta per opera di terzi  – sono le parole dette dal generale davanti alla commissione il 16 aprile scorso e riportate dal Fatto Quotidiano – Qualcuno era con lui quando la morte è arrivata, c’è il segno evidente che il corpo sia stato spostato».

Le ipotesi e i dubbi sul caso – La pista di un intervento della criminalità organizzata dietro alla morte del ciclista  è stata avanzata dal bandito Renato Vallanzasca, che ha rivelato un collegamento tra il giro di scommesse clandestine  sul Giro d’Italia gestito dalla camorra e il ciclista maglia rosa, dato per certo vincitore della competizione. Secondo il Bel Renè, stando a soffiate ricevute mentre scontava la sua pena in cella, la criminalità organizzata avrebbe infatti voluto eliminare alla radice la possibilità di essere “sbancata” dato il favore di cui godeva il Pirata, già maglia rosa. I dubbi che rimangono, confermati dalle dichiarazioni del generale Repetto, riguardano però il fatto che Pantani fosse da solo nella stanza dove è stato trovato morto. L’inchiesta delle Iene fa leva proprio sulla presenza di prove contrastanti, fornendo testimonianze di chi, in un modo o nell’altro potrebbe essere a conoscenza di dettagli che potrebbero gettare nuova luce sul caso e, forse, portare alla riapertura delle indagini.

L’inchiesta delle Iene – Dal portinaio del residence dove è stato trovato il cadavere che sostiene che chiunque potesse entrare o uscire dall’ albergo, al contrario da quanto affermato dalle forze dell’ordine, alla prostituta che confessa che Marco non si possa essere suicidato. I testimoni portati dalle Iene danno versioni diverse da quanto stabilito dalla magistratura, lasciando presumere ai dubbiosi che Pantani non fosse solo la notte in cui è morto e che la presenza di cocaina nel corpo (che, secondo i medici intervistati dalle Iene sarebbe stata  “10 – 20 volte in più della concentrazione minima letale”) e nella stanza fossero frutto di una messa in scena.