Il volto provato, le mani sulle ginocchia, poche parole in carrozzina dal balconcino del quinto piano al Policlinico Gemelli. Un accenno di sorriso e la benedizione alla folla di 3000 fedeli che applaude e grida «Francesco, Francesco». Il Papa è tornato. Il 23 marzo si è mostrato di nuovo al mondo dopo 38 giorni in ospedale, la degenza più lunga del suo pontificato.

Papa Francesco saluta e benedice i fedeli dalla finestra del Policlinico Gemelli
La folla al Gemelli – «Grazie a tutti», ha esordito. Doveva solo salutare, ma ha voluto far sentire la sua voce. «Vedo questa signora con i fiori gialli, è brava», ha continuato. Il suo sguardo è caduto su Carmela Vittoria Mancuso, 78 anni, che diverse volte si è presentata all’udienza del mercoledì con delle rose gialle. «Doveva dare la benedizione e invece ha visto il mio mazzo di fiori. Gli auguro di guarire subito e tornare come prima tra noi», ha commentato Mancuso ai media vaticani. Ad accogliere Bergoglio, tra i fedeli di tutte le nazionalità, c’era anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. E poi Geneviéve Jeanningros, una religiosa del Luna Park di Ostia che – come riporta Vatican News – è impegnata per la pastorale di rom e sinti, ma anche di omosessuali e persone transgender. Francesco la conosce da tempo e la chiama “l’enfant terrible”.
Ritorno a casa – La scorsa domenica, per il Papa, è stata anche il giorno del ritorno a casa. Dopo aver lasciato il balcone dell’ospedale è salito sulla Fiat 500L bianca, con una fiumana di gente che lo ha seguito per salutarlo. I cori hanno accompagnato il suo passaggio in auto, con i finestrini alzati. Prima di raggiungere il Vaticano però, tappa a Santa Maria Maggiore, la basilica dove Bergoglio ha deciso di essere sepolto e che ha visitato dopo ogni viaggio internazionale e ogni operazione e ricovero. Lì, ha donato il mazzo di fiori della signora Mancuso al cardinale Rolandas Makrickas, arciprete coadiutore della Basilica liberiana. Ultimo fuori programma a pochi metri da Santa Marta, dove Francesco, con la portiera della macchina aperta, ha salutato una signora con la quale ha scambiato qualche parola.
L’Angelus – Date le condizioni del Papa, l’Angelus è stato diffuso in forma scritta. «In questo lungo tempo di ricovero, ho avuto modo di sperimentare la pazienza del Signore – le parole del vescovo di Roma –. La vedo anche riflessa nella premura instancabile dei medici e degli operatori sanitari, così come nelle attenzioni e nelle speranze dei familiari degli ammalati. Questa pazienza fiduciosa, ancorata all’amore di Dio che non viene meno, è davvero necessaria alla nostra vita, soprattutto per affrontare le situazioni più difficili e dolorose». Bergoglio, poi, ha espresso ancora una volta il suo dolore e la sua preoccupazione per i conflitti del mondo e per la situazione a Gaza: «Chiedo che tacciano subito le armi e si abbia il coraggio di riprendere il dialogo, perché siano liberati tutti gli ostaggi e si arrivi a un cessate il fuoco definitivo. Nella Striscia la situazione umanitaria è di nuovo gravissima ed esige l’impegno urgente delle parti belligeranti e della comunità internazionale». Sulla pace tra Armenia e Azerbaigian, invece: «Sono lieto abbiano concordato il testo definitivo dell’accordo. Auspico che esso sia firmato quanto prima e possa così contribuire a stabilire una pace duratura nel Caucaso meridionale». Papa Francesco ha poi concluso l’Angelus con l’auspicio che «si ponga fine alle guerre, specialmente nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Repubblica Democratica del Congo».