Paragonò il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara a un «bersaglio debole da colpire» come «la Morte Nera di Star Wars». Oggi, 7 novembre, il giornalista e docente Chiristian Raimo paga le sue dichiarazioni con una sospensione dalla scuola e la decurtazione dello stipendio al 50%. A nulla sono valse le proteste e la raccolta firme partita dopo il richiamo disciplinare ricevuto dal professore – già candidato alle europee con Avs (Alleanza Verdi Sinistra) – e a cui avevano partecipato, tra gli altri, anche il Nobel Giorgio Parisi e lo storico Carlo Ginzburg. Il provvedimento disciplinare dell’Ufficio Scolastico Regionale è ufficiale e prevede lo stop all’insegnamento per tre mesi. Gli studenti del liceo Archimede di Roma, dove Raimo insegna, hanno deciso di mobilitarsi in difesa del professore e all’ingresso dell’istituto hanno appeso uno striscione con scritto «tre mesi di sospensione per un’opinione». Gli alunni hanno inoltre convocato un’assemblea per parlare con i dirigenti scolastici.
Anche Flc Cgil Nazionale e Roma e Lazio, le Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil, è intervenuta con un comunicato ufficiale, parlando di «gravissimo atto di censura politica. Riteniamo inaccettabile che si tenti di minare il diritto di critica e di dissuadere i docenti e tutto il personale dall’esprimere liberamente il proprio pensiero. Questa azione rappresenta un grave segnale per tutta la comunità educante, indirizzando un monito inquietante: ogni voce dissenziente sarà punita», dichiarano nella nota.
Le parole che gli sono costate la sospensione risalgono a un discorso tenuto dal docente e intellettuale in occasione della festa nazionale di Avs a Roma, che aveva da subito scatenato una bufera arrivata direttamente a Montecitorio, e sollevata tra gli altri dal deputato della Lega Rossano Sasso, ex sottosegretario all’Istruzione. A prendere le sue difese, allora, ci aveva pensato direttamente il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni: «Nessuna minaccia è stata mossa al ministro e se così è stata percepita me ne scuso. Quella frase richiama una saga cinematografica, Star Wars».
All’episodio era poi seguita anche una campagna di solidarietà, guidata in particolare da una lettera pubblica firmata da docenti, intellettuali e figure di spicco della scena culturale italiana. Per i firmatari, Raimo nella «doppia veste di intellettuale e professore» aveva criticato «l’idea di scuola che propugna il governo Meloni». La lettera faceva inoltre appello alla Costituzione e alla Carta Europea dei diritti dell’Uomo perché «lungi dall’essere un caso personale, questo genere di norme e di provvedimenti, di cui il disegno di legge Sicurezza è esempio tristemente calzante, assomigliano a quelle delle democrature».
Raimo stesso era intervenuto pubblicamente, anche attraverso i propri canali social, spiegando le proprie posizioni e dichiarandosi preoccupato per lo stato di salute della democrazia in Italia. «È un provvedimento per le critiche che ho fatto alle idee, alle parole, alle scelte politiche, alle decisioni politiche, alle norme introdotte del ministro Valditara – aveva spiegato -. In questo modo avrei violato alcuni articoli del nuovo codice di comportamento dei docenti, perché avrei leso l’immagine del ministero. Sono sconcertato, preoccupato, allibito. Mi sembra un ovvio principio di qualunque democrazia distinguere ministero e persona».
Raimo era già stato oggetto di un provvedimento disciplinare dopo che durante un dibattito televisivo tenutosi a marzo su La7, riferendosi al caso di Ilaria Salis, aveva affermato che i neonazisti «vanno picchiati». Il professore era stato subito raggiunto dagli insulti e dalle minacce degli ultras della Lazio e dei gruppi di estrema destra, ma soprattutto dalla notizia dell’inizio di un iter disciplinare avviato dal provveditorato. «Valditara mostra quanto rischia di diventare violenta l’autorità, quando non ha autorevolezza né capacità di ascolto. Un ministro dovrebbe difendere un docente minacciato da gruppi neonazisti invece di avviare un approfondimento», aveva allora commentato il professore.
In effetti, secondo il nuovo codice di comportamento dei dipendenti pubblici, entrato in vigore nel 2023, il personale scolastico deve astenersi dal criticare i suoi rappresentanti, per non nuocere all’immagine dell’istituzione. Nello specifico la norma ha l’obiettivo di introdurre misure per evitare comportamenti che danneggino la reputazione della Pubblica Amministrazione. L’articolo 7, ad esempio, spiega che «il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale». Il codice è stato criticato in particolare dai sindacati, i quali temono possa silenziare il malcontento politico della categoria, limitando la liberta di espressione dei lavoratori. Come sottolineato da Flc nel comunicato del 7 novembre, ad esempio, il provvedimento contro Raimo non considera che le critiche di Raimo non sono state espresse a scuola, ma in una manifestazione politica.