Sono le 6,45 dell’11 gennaio 2023 alla Gare du Nord, la stazione del X arrondissement parigino che collega la capitale al nord della Francia e all’estero. Da qui partono gli Eurocity per Londra, i treni diretti in Belgio e le RER, le linee ferroviarie regionali che portano agli aeroporti Charles de Gaulle e Orly. Nel via vai mattutino dei viaggiatori – 700mila al giorno – un uomo armato di  punteruolo inizia a colpire i passanti. Ne lascia a terra sei, tra cui un poliziotto delle dogane, feriti in modo lieve, prima che un agente fuori servizio lo blocchi. Nel giro di un paio di minuti intervengono altri poliziotti. Partono dei colpi di arma da fuoco, tre di questi feriscono l’aggressore a un braccio e ai polmoni. L’uomo, ricoverato in prognosi riservata, è in stato di fermo con l’accusa di tentato omicidio.

Gare du nord Parigi

Gare du nord, Parigi
(Fonte: Wikimedia Commons)

Le reazioni della politica – Il primo ad accorrere alla stazione è il ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin. Dopo di lui arrivano il prefetto di Parigi Laurent Nuñez e la sindaca Anne Hidalgo. Le loro dichiarazioni sono un’unanime lode alla tempestività delle forze dell’ordine. Darmanin tiene anche una breve conferenza stampa in cui conferma le dinamiche dell’intervento: «due poliziotti hanno sparato per tre volte, riuscendo a neutralizzare l’assalitore». Non trova invece riscontro l’ipotesi che l’uomo abbia gridato qualcosa prima di colpire.

I punti oscuri – Almeno due elementi di questa vicenda sono ancora da chiarire. Il primo è l‘identità dell’aggressore. Secondo fonti giudiziarie sarebbe un libico nato nel 2000, sottoposto a un provvedimento di espulsione non eseguito, ma per la procura di Parigi servono ulteriori verifiche. Il secondo è il movente. Gli inquirenti per ora escludono la pista del terrorismo, ma i motivi dell’attacco, arrivato pochi giorni dopo l’ottavo anniversario dell’assalto alla redazione di Charlie Hebdo e a un mese di distanza dall’uccisione in strada di tre curdi, rimangono confusi.