tribunale pavia

Violenza sessuale aggravata dal fatto che le vittime fossero le sue dipendenti. È questa l’accusa con cui un imprenditore dell’hinterland pavese, F.T., è stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Pavia, come riporta La Provincia Pavese. L’uomo, 60 anni, titolare di un’impresa di pulizie che ha in carico diversi appalti in strutture sia pubbliche che private della zona, è accusato di aver abusato di alcune delle donne assunte dalla sua azienda. Tre di queste, tutte tra i 40 e i 45 anni, si sono costituite parte civile nel processo che comincerà il 30 marzo. Altre donne sarebbero state inizialmente coinvolte dalle colleghe, ma avrebbero deciso di non denunciare i fatti e di non comparire in Tribunale nemmeno come parti offese.

Le accuse – Era il gennaio 2016 quando la prima delle tre donne decise di parlare. Alla polizia la dipendente ha raccontato quanto sarebbe accaduto in continuazione sul posto di lavoro. Questa prima denuncia ha fatto partire le altre e ha convinto la procura di Pavia ad avviare le indagini, coordinate dal pubblico ministero Andrea Zanoncelli. L’ipotesi è quella di un molestatore seriale. Secondo le testimonianze, l’uomo avrebbe ripetutamente abusato delle dipendenti all’interno dei capannoni delle ditte da cui aveva ricevuto l’appalto, ma non solo. Nell’accusa si legge che l’imprenditore riaccompagnava abitualmente le donne dopo il lavoro, per cui avrebbe abusato di loro anche nelle loro case e durante i tragitti in macchina.

Le vittime – Secondo quanto riportato nei capi d’imputazione, F.T. approfittava delle dipendenti più deboli, con matrimoni finiti e figli a carico, che non potevano fare a meno di quello stipendio. «Si tratta perlopiù di donne sole, che non avevano la possibilità di licenziarsi» spiega Francesca Santini, l’avvocato che difende le donne che hanno sporto denuncia separatamente contro il datore di lavoro. «Alcune sono straniere, altre italiane. L’imputato aveva lo stesso comportamento con tutte le dipendenti, che si arrivasse o meno alla violenza sessuale». Le tre donne che si sono costituite parte civile hanno lasciato il lavoro dopo la denuncia. «Il tutto è aggravato dall’intervento della moglie dell’imputato – continua Santini – Era al corrente di ciò che accadeva e ha cercato di minimizzare i fatti e di arrivare ad un compromesso con le vittime».