Sciare a maggio, andare in spiaggia a febbraio. Sembra assurdo ma può essere uno degli effetti delle emissioni nell’atmosfera di CO2, che a maggio ha raggiunto un nuovo record mondiale oltrepassando la soglia di 410 parti per milione. Un livello mai raggiunto e causato dai combustibili fossili, come petrolio, carbone e gas naturale. L’impatto sul clima può essere irreversibile secondo gli scienziati e di questo passo non sarà semplice rispettare l’accordo di Parigi sul clima e contenere l’aumento della temperatura media del pianeta entro i 2 gradi. Ma se il 2016 è stato l’anno più caldo di sempre dal 1880 a oggi, non è solo il surriscaldamento a preoccupare. Il vero problema è un sempre più evidente stravolgimento del clima, di cui l’Italia è protagonista in questo inizio di maggio: mai così tanta neve e tanto freddo.

Più neve che a dicembre – Le Dolomiti sono completamente imbiancate, le nevicate di fine aprile e inizio maggio sono state le più forti e abbondanti dell’intera stagione. Anche se in realtà dalla “stagione” saremmo già usciti da un po’. L’inverno 2016-2017 è stato caretterizzato dalla carenza di neve, caduta invece per quasi 40 centimetri nella notte tra il primo e il 2 maggio sugli impianti del Faloria, a Cortina d’Ampezzo. Ma il primo maggio ha imbiancato anche le montagne della Lombardia, con fiocchi anche a quote inferiori ai 1000 metri. Così come nevicate tra i 20 e i 30 centimetri si sono verificate in Piemonte, da Sestriere a Bardonecchia, da Sauze d’Oulx a Prali, e Valle d’Aosta. A novembre e dicembre non aveva nevicato con tale intensità e in molte località sciistiche tanta neve e temperature così rigide non si erano viste nemmeno a febbraio e marzo.

Beffa e conti in rosso – Naturalmente le piste sono chiuse quasi ovunque, dato il periodo. E quasi nessun impianto ha pensato a riaprire, anche perché le condizioni non sono tali da garantire che la neve caduta possa rimanere a lungo sulle piste. Basta un po’ di sole e un rapido aumento della temperatura per farla sciogliere. Per molte località niente riapertura primaverile, del resto la stagione non è poi andata così male nemmeno dove neve ne è venuta poca. Le amministrazioni si sono attrezzate garantendo la completa sciabilità degli impianti attraverso la neve artificiale. Il problema è che per “sparare” la neve alcuni comuni hanno speso milioni di euro e sono finiti in rosso. Per la gioia dei gestori degli impianti, che in generale hanno visto i loro incassi salire, un po’ meno dei contribuenti. Costretti a respirare un’aria sempre meno pulita e piena di anidride carbonica, ad avere a che fare con un clima sempre più imprevedibile e, sciatori o no, a dover pagare di tasca propria gli effetti della mancanza di neve d’inverno e delle nevicate di maggio.