Diciassette morti, quasi novanta feriti. Il 12 dicembre 1969 l’esplosione di una bomba nella sede di Piazza Fontana della Banca Nazionale dell’Agricoltura cambia la storia di Milano e d’Italia. Ha inizio la cosiddetta strategia della tensione, che si evolverà negli anni di piombo: il terrorismo diventa un’arma di controllo delle masse, un modo per influenzare la pancia e la testa dei cittadini. Gli attentati avevano lo scopo di inquinare il dibattito politico, puntando alla destabilizzazione dello Stato e a favorire o combattere svolte autoritarie da un lato o prospettive eversive dall’altro. Come in questo caso: un iter processuale durato cinquant’anni che non è riuscito a fare giustizia ma che tuttavia è riuscito a individuare dietro l’attacco del 1969 una matrice neofascista con aspirazioni golpiste.