La casa di Renata Rapposelli ad Ancona (Ansa)

Svolta nelle indagini sulla morte della pittrice di Ancona Renata Rapposelli. Il 6 marzo, a cinque mesi dalla scomparsa della donna, i carabinieri hanno arrestato l’ex-marito Giuseppe Santoleri, 67 anni, e il figlio Simone, 43, nella loro casa di Giulianova, in Abruzzo.

Cadavere irriconoscibile – L’accusa, come confermato dai loro legali, è di concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere. Il 9 ottobre 2017, i due avrebbero ucciso Rapposelli e nascosto il suo cadavere vicino alla sponda del fiume Chienti, in provincia di Macerata. Preoccupato dalla prolungata assenza, qualche giorno dopo un gruppo di religiosi – che la donna frequentava ad Ancona – ne aveva denunciato la scomparsa. Le ricerche degli investigatori avevano portato, il 10 novembre, alla scoperta del corpo coperto di fango e irriconoscibile. Ma l’abbigliamento, un orologio griffato e una placca chirurgica nel polso avevano fatto sospettare che si trattasse della pittrice, ipotesi poi confermata dal test del Dna.

Renata Rapposelli, la pittrice di 64 anni scomparsa il 9 ottobre.

Lite per alimenti arretrati –  Due giorni dopo, Giuseppe Santoleri aveva ingerito una dose massiccia di ansiolitici nel tentativo di suicidarsi. In un primo momento era parso un gesto disperato ma, secondo gli inquirenti, si tratterebbe di un’ammissione di colpa. Il 9 ottobre Rapposelli sarebbe andata nell’appartamento dei Santoleri a Giulianova. Motivo della visita la pretesa di ottenere dall’ex-marito 1.800 euro di alimenti arretrati. Ricevendo un secco rifiuto, la donna avrebbe sbottato: «Come? A me non dai i soldi che mi spettano e poi ti compri la cucina nuova?».

Incongruenze nel racconto – Il figlio ha detto che il padre si sarebbe offerto di accompagnare l’ex-moglie ad Ancona in macchina, una Fiat 600 bianca. Un’altra lite, però, sarebbe scoppiata lungo la strada, vicino al Santuario di Loreto, e la donna sarebbe scesa dall’auto preferendo proseguire il tragitto a piedi. Il racconto, sin troppo ricco di dettagli, non avrebbe convinto gli investigatori, insospettiti da una strana coincidenza: il giorno della scomparsa, i cellulari di Simone, Giuseppe e Renata si spensero quasi nello stesso istante. Per poi tornare attivi – quelli dei due uomini – solo tre giorni più tardi.

Testimonianze e telecamere – C’è poi la testimonianza di una farmacista di Tortoreto, in Abruzzo, che ricorda di aver venduto a Raposelli un tranquillante intorno alle 17. Quando, secondo quanto riferito dal figlio, la madre avrebbe dovuto già trovarsi a casa sua, nelle Marche. Infine, a smentire la ricostruzione dei Santoleri ci sarebbero anche le immagini delle telecamere che inquadrano la Fiat 600 bianca procedere il 12 ottobre  verso Tolentino, dove i due hanno sempre detto di non essere mai andati. E dove un mese dopo è stato ritrovato il cadavere di Raposelli.