I quindicenni italiani leggono male, fanno bene di conto e frequentano poco le lezioni. I dati emersi dai test Pisa, acronimo di Program for International Students Assessment, annunciano in parte ciò che era già noto: la formazione scolastica dei giovani italiani va migliorata. Scorrendo la tabella pubblicata dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, non si può fare a meno di notare che, nelle tre aree valutate dai test tra il 2003 e il 2012, l’Italia risulta ben al di sotto della media Ocse.

Può forse consolare il fatto che in matematica andiamo meglio dei coetanei statunitensi, che i giovani austriaci leggano peggio di noi o che agli israeliani non piaccia la scienza tanto quanto agli adolescenti italiani. Il dato di fondo rimane che, in ognuna di queste tre categorie, l’Italia, membro del G8, è ben al di sotto della media. E questo nonostante il miglioramento in matematica e scienze sia stato tra i più vistosi al mondo dalla prima rilevazione, del 2003. Restiamo tuttavia sempre lontanissimi dalle potenze asiatiche, in testa Shangai, Singapore e Giappone, i cui quindicenni brillano per le loro competenze.

Per trovare l’eccellenza nel nostro Paese è quindi necessario disaggregare il dato generale. Si scopre così che le principali differenze che ci distinguono dal resto del mondo si trovano a casa nostra, tra chi studia a Palermo e a Trento, chi è da poco arrivato in Italia e chi ci è nato, tra giovani uomini e donne, tra chi frequenta le lezioni e chi “buca”. In matematica e scienze, ad esempio, il Triveneto si posiziona tra i primi undici risultati al mondo, ai livelli di Svizzera, Olanda e Finlandia. Un altro mondo rispetto a quello della Romania e della Turchia, che totalizzano gli stessi punteggi di Sicilia e Campania nelle stesse aree.

Tuttavia, va detto, un dato di cui andare fieri c’è: sono quei cinque punti percentuali che distinguono l’Italia in fatto di solidarietà. Significa che da noi, rispetto ai 34 paesi che compongono l’Ocse, le differenze economiche tra famiglie incidono meno sulla formazione scolastica degli alunni, il 10% nostrano contro il 15% dei concorrenti. Non riusciamo tuttavia ad ottenere gli stessi risultati quando si parla di immigrazione: nonostante gli stranieri siano il 7,5% della popolazione scolastica, contro il 12% degli altri paesi testati, l’Ocse attribuisce alla breve tradizione italiana in fatto di immigrazione gli scarsi risultati degli studenti che non sono nati entro i confini del Belpaese.

E dire che, gli studenti italiani, non sembrano essere i migliori esempi da seguire: il basso rendimento scolastico mostrato dai test Pisa sarebbe infatti da attribuire in parte all’assenteismo. che in Campania raggiunge punte del 70%, bilanciate dall’assiduità delle presenze a Bolzano, dove l’80% non è mai stato assente.

“Non possiamo trascurare il fatto che l’Italia registri risultati inferiori alla media Ocse”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, davanti ai risultati del Pisa. Per poi sottolineare come il miglioramento  “in matematica e scienze deve essere uno stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti”, nell’ottica di una crescita che contempli la formazione scolastica tra le priorità più urgenti.

Carlo Marsilli

Tabella Ocse 2013 sui dati dei test Pisa (fonte: Ocse)

Tabella Ocse 2013 sui dati dei test Pisa (fonte: Ocse)