Mancano i dati e le piattaforme ufficiali o non sono mai esistite o vengono aggiornate sempre in ritardo. Dall’avvio del piano, la gestione del Pnrr non è rimasta esente da critiche. La prima a portarle a galla è stata la fondazione indipendente e senza scopo di lucro Openpolis, che ha sottolineato in primis l’assenza di trasparenza e risposte affidabili, portando avanti uno dei pochi osservatori sull’avanzamento del piano. «Nonostante la pubblicazione di dati aggiuntivi dopo le nostre richieste Foia (acronimo di freedom of information act), a oggi mancano informazioni istituzionali su come sta andando», ha spiegato Martina Zaghi, analista di Openpolis. «Sappiamo il contenuto dei progetti, le risorse e i bandi ma non c’è la percentuale di completamento dei lavori. Questo non ci da la possibilità di capire come si sta procedendo e di valutare eventuali ritardi». Un fenomeno che secondo Zaghi non si modificherà nemmeno con la nuova governance a Palazzo Chigi. «Il cambio è per semplificare le procedure e accelerare i lavori, con lo scopo di alleggerire i processi burocratici e amministrativi ma in termini di trasparenza non credo ci saranno novità». Questa centralizzazione potrebbe, anzi, avere effetti contrari a quelli sperati. «Ci sono alcune regioni che hanno sviluppato delle piattaforme dove aggiornano i dati, come Toscana ed Emilia-Romagna. Si può così vedere quali sono i progetti, quanto è stato speso, come stanno progredendo i lavori ma dipende dalla singola amministrazione locale», ha continuato Zanghi. «L’accentramento della governance potrebbe far perdere anche questa realtà».

Stadio Artemio Franchi Firenze (Fonte: Wikimedia Commons)

Il ruolo dei media – Mancanza di informazioni, aggravata anche dal dibattito sul Pnrr che i media alimentano quasi ogni giorno. «Il Pnrr è molto complicato e necessita uno studio ma purtroppo invece di basarsi su dati certi, i giornalisti vanno avanti per indiscrezioni, che però lasciano il tempo che trovano», ha concluso la data journalist. «Un giorno ne vale una e un altro giorno ne vale un’altra a seconda del giornale che apri».