Era stato scelto nel 2008 per salvare gli scavi di Pompei, ma aveva lasciato solo due anni più tardi tra accuse e polemiche. Ora, per l’ex Commissario straordinario Marcello Fiori è arrivato il sequestro dei beni da parte dalla Guardia di finanza di Napoli. Circa 5 milioni e 770 mila euro confiscati dopo che la Corte dei conti lo ha accusato di danno erariale. Al centro dell’inchiesta, che coinvolge anche 9 dirigenti del ministero dei Beni culturali e della Regione Campania, i lavori realizzati nel 2010 per la fornitura di attrezzature per l’allestimento scenico del Teatro Grande di Pompei. Opere costate 8 milioni di euro, ben oltre i 450 mila euro previsti.
Vicino a Silvio Berlusconi, che lo aveva indicato a fine 2013 come suo possibile “delfino” in Forza Italia, Fiori ha lavorato a lungo al Dipartimento per la protezione civile con Guido Bertolaso. Nell’agosto del 2008 era stato chiamato dall’allora ministro dei Beni culturali Sandro Bondi ad affrontare l’emergenza nell’area archeologica di Pompei. Ma dopo gli annunci dei progetti di riqualificazione, alcune ombre cominciano a emergere. Gian Antonio Stella denuncia sul Corriere una serie di “episodi incredibili” e “spese stupefacenti” relative alla gestione di Pompei da parte di Fiori. Particolarmente grave, accusavano diversi osservatori, la gestione del restauro del Teatro Grande. «Fu lì che Fiori diede il meglio – ha scritto Stella – non riparando premurosamente quel tesoro archeologico, ma ricostruendolo con cordoli di cemento armato e mattoni di tufo. Il teatro è stato irrimediabilmente stravolto».
Ma l’aspetto su cui si è concentrata l’accusa è che l’affidamento dei lavori, effettuato senza gara, non rientrava nei compiti del commissario straordinario. Fiori avrebbe dovuto occuparsi solo della messa in sicurezza e della salvaguardia dell’area archeologica, nel suo mandato non c’erano riferimenti all’allestimento di strutture o all’acquisto di attrezzature per spettacoli teatrali. Da qui l’avvio dell’inchiesta.
Simone Gorla