Sezione crollata del viadotto Morandi ANSA/ LUCA ZENNARO

Sezione crollata del viadotto Morandi (ANSA/ LUCA ZENNARO)

Emergono nuovi dettagli sul crollo del Ponte Morandi, ma questa volta non sono le vittime a fare notizia. Tra i 25 veicoli coinvolti nella tragedia del 14 agosto 2018, infatti, c’era un camion frigo imbottito di hashish. Novecento chili nascosti nelle intercapedini dell’automezzo di proprietà della ’ndrangheta e destinati alla malavita campana. La vicenda è uscita nell’ambito delle indagini legate all’operazione Blu Notte della Dda di Reggio Calabria, che ha portato all’arresto di 76 persone, 47 delle quali in carcere.

L’intercettazione- L’urgenza dei soccorsi per tentare di recuperare le vittime e assistere feriti e sfollati ha probabilmente fatto passare inosservato il carico di droga presente nel mezzo, che dopo essere stato recuperato venne messo per più di un mese nel deposito di Genova-Bolzaneto. Come tutti i veicoli coinvolti nella vicenda, è tuttora sotto sequestro giudiziario a Frosinone. Diciannove mesi dopo il crollo, il 9 marzo 2020,  Francesco Benito Palaia è al telefono con l’affiliato ‘ndranghetista Rosario Caminiti, mentre sconta i domiciliari nella sua casa a Reggio Calabria. Palaia è all’apice della ‘ndrina dei Pesce-Bellocco, clan di Rosarno temutissimo e uno dei più potenti in Italia. Ha precedenti per furto, truffa, ricettazione, detenzione di sostanze stupefacenti e associazione finalizzata al traffico di droga. Mentre discutono, i due criminali non sanno di essere ascoltati dai carabinieri di Reggio Calabria.

Palaia: «Allora, quando è crollato il ponte Morandi, se tu vai al primo video, è caduto un furgone. È un euro cargo giallo, lo vedi benissimo perché è giallo, con una cella frigorifera, piccolino! Il piccolino! È caduto paru ( orizzontale, ndr). Come è caduto il ponte si è seduto, automaticamente gli è caduta una macchina di sopra».
Caminiti: «È caduto un furgone, lo so, lo so. Raccontava che voleva andarselo a prendere».
Palaia: «Insomma, dice che i neri lo sanno che si è perso… noi stiamo ancora comprando da loro. Io questi 900 chili glieli voglio fottere, dice, e tu hai la possibilità di prendertelo tutto… Gli ho chiesto in che senso. Io posso fare una cosa, gli ho detto, facciamo 50 e 50, io lo vendo e il 50% te lo prendi tu, tanto tu non l’hai pagato»

Francesco Benito Palaia (POLIZIA DI STATO)

Francesco Benito Palaia (POLIZIA DI STATO)

Il piano – Una strategia di recupero, dunque, che vedeva come obiettivo quello di truffare il clan marocchino (ndr, i neri che cita Palaia) che aveva venduto l’hashish, cui era stato detto che era sparito dopo la caduta. Una volta rientrati in possesso del carico, i due interlocutori si sarebbero divisi a metà la droga per poi distribuirla ognuna per suo conto. Nel report del Gip Vincenzo Bellini è riportato che alcuni soggetti dell’hinterland partenopeo avevano ingaggiato il criminale di Rosarno allo scopo di recuperare la sostanza in questione: con ogni probabilità, il suo carico sarebbe stato dunque diretto alla malavita campana. Il mezzo, nel frattempo, era stato trasferito in un centro ACI di Latina e poi, secondo fonti di Palaia, a Frosinone. Per il recupero, il boss nella zona conosceva una persona dei Castelli Romani, «uno che ha un carrellone con la buca», che può aiutarli col trasporto a Reggio: «Lo hanno spostato da Latina e lo hanno portato a Frosinone[…] L’altro ieri mattina ha chiamato, ha chiesto se c’è la possibilità di un carrellone per andare a caricare e per arrivare direttamente in Calabria[…] C’è un amico mio là dei Castelli Romani, che ha i pullman, lui che fa le scuole, e ha un carrellone».

Coincidenze – Dai video delle telecamere di sorveglianza, ad ora, non risulta la caduta di un camion di colore giallo. Tra i veicoli coinvolti, quello che più si avvicina alla descrizione presentata nelle intercettazioni è un euro cargo frigo di colore bianco. I conducenti, Anatoli Malai e Marian Rosca, sono due delle 43 vittime della tragedia, e lavoravano per la Alba Démenéagements, azienda di trasporti francese. Il primo è morto sul colpo, mentre Rosca è deceduto in ospedale dopo essere stato estratto vivo dalle macerie. Il difensore della famiglia di Rosca, che ha ottenuto 750 mila euro di risarcimento da Autostrade per la famiglia del camionista, è di Latina. Una coincidenza che fa pensare, essendo la stessa città dove il veicolo è stato trasportato dopo gli avvenimenti di Genova. Il legale però è stato chiaro sulla questione, come riferito su Il Fatto Quotidiano: «Noi della vicenda non sappiamo niente, ma mi pare di poter dire che è senza fondamento. Ci siamo occupati dei risarcimenti, mai del dissequestro del mezzo. La famiglia ci ha trovato attraverso una collega che lavora in Romania. E con la ditta non abbiamo contatti».