Non ha ancora un nome ma sappiamo già come sarà. Il ponte che nascerà al posto del Morandi, progettato dall’architetto Renzo Piano per la sua città, avrà 43 lampioni, in ricordo delle vittime, e pilastri simili alla prua di una nave. Il 25 giugno è stata posata la prima pietra ma le questioni da risolvere sono ancora molte: dalla presenza di amianto nella macerie alle tempistiche della nuova costruzione.

Il progetto – Il “ponte per Genova”, questo il nome provvisorio della nuova struttura, non avrà nemmeno uno strallo. A sostenerlo saranno 19 pilastri in cemento armato posizionati a 50 metri di distanza l’uno dall’altro. Campate corte e design sobrio, per esprimere quel rigore tipico dei genovesi. Gli stessi pilastri saranno a forma di prua di nave, per richiamare lo stretto legame tra la città e il mare. Sarà lungo 1100 metri e largo sei corsie. A illuminarle, 43 lampioni alimentati con il fotovoltaico, uno per ogni vittima del 14 agosto 2018. La costruzione, che costerà 202 milioni di euro, è in mano a Salini Impregilo, Italferr e Fincantieri. Secondo Stefano Russo, progettista dello studio dell’architetto genovese Renzo Piano, uno dei punti forti del progetto è l’attenzione riservata all’ armonia con le forme del paesaggio della Val Polcevera, in modo che il ponte non venga percepito solo come infrastruttura per la viabilità ma anche come opera fruibile dalla cittadinanza.

I primi pezzi del nuovo ponte arrivano al porto di Genova. (ANSA/LUCA ZENNARO)

Il nodo delle polveri – Anche se il cantiere del nuovo ponte è già aperto, quello della demolizione del ponte Morandi deve ancora chiudere. A complicare le operazioni sono state la presenza di amianto e la dispersione di polveri ultrasottili. Per Enrico d’Agostino, presidente del comitato Liberi Cittadini di Certosa, la questione è ancora aperta. «Abbiamo già ottenuto molto, il nostro esposto ha bloccato l’utilizzo di esplosivi per la demolizione della pila 8. Abbiamo anche ottenuto controlli più rigidi di quelli previsti inizialmente». Secondo d’Agostino, il problema più grande è stata la dispersione nell’aria di PM 2,5 e PM 1 al momento dell’abbattimento delle pile 10 e 11, la cui misurazione non è prevista dalla legge. «La nostra battaglia continuerà anche con i trasporti dei materiali e delle macerie. Vogliamo che rimangano coperti e ben riconoscibili». Giulia Danieli, addetto stampa Ati Demolitori Ponte Morandi, specifica però che quantomeno per l’amianto le percentuali presenti nella struttura sono di molto sotto la soglia prevista dalla legge: si stima che nel calcestruzzo siano presenti campioni di amianto anche 100 volte inferiori ai livelli considerati dannosi per la salute. Inoltre, l’amianto presente nella struttura del Morandi è amianto naturale estratto negli anni ’60 dalle colline che circondano Genova e non Eternit, sintetico e più dannoso. Se i lavori sono costati infatti 19 milioni, la stessa cifra dovrebbe essere spesa per trasportare in Germania le 80mila tonnellate di detriti, poiché in Italia non esistono infrastrutture adatte allo smaltimento. Per trasportare una tonnellata sono necessari 230 euro. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, la presenza minima di amianto rende i detriti della demolizione classificabili come rifiuti pericolosi.

Il Ponte PERGENOVA

Dalle sottofondazioni al suo completamento: scopriamo, grazie a questo video prodotto da #Italferr, le principali fasi di costruzione del nuovo ponte #PERGENOVA. Salini Impregilo #Fincantieri #Infrastructure #PontePERGENOVA

Pubblicato da PerGenova su Lunedì 1 luglio 2019

Il nuovo ponte nel video pubblicato dalla pagina Facebook PerGenova

Le tempistiche – Secondo Giulia Danieli dell’Ati, i lavori di demolizione delle tre pile ancora in piedi e quelli di pulizia delle aree dovrebbero terminare in un periodo compreso tra il 31 luglio e fine agosto. Inizialmente si era parlato di un ponte nuovo per dicembre 2019, ma i ritardi nelle operazioni di demolizione lo hanno reso impossibile. Al governo ipotizzano che l’opera progettata da Renzo Piano potrebbe vedere la luce «entro l’anno prossimo». Secondo Stefano Russo, dello studio dell’archistar genovese, un ponte come quello progettato da Piano, solitamente viene costruito in 3-4 anni ma la necessità di chiudere la ferita aperta del capoluogo ligure ha spinto lo studio a partorire un progetto realizzabile in 12 mesi. Ma i genovesi cosa ne pensano?