Matteo Maria Zuppi e Luciano Fontana alla Civil week (foto di Francesco Crippa)

«Prendersi cura del mondo che ci circonda e ci sostiene significa prendersi cura di noi stessi». Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, ha citato l’enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco per commentare il tema della quinta edizione della Civil Week organizzata dal Corriere della Sera: “Io mi prendo cura. Persone, ambiente, territorio”. «Quando sono stato ordinato cardinale – ha ricordato Zuppi rispondendo alle domande del direttore del CorSera Luciano Fontana – il Papa ha detto a me e agli altri che il colore rosso caratteristico della nostra carica rappresenta il sangue, perché significa che noi diamo la vita. Questo è prendersi cura».

Il futuro del Paese – In un’Italia in cui le disuguaglianze – economiche e sociali – sono in aumento, prendersi cura delle persone significa combattere la povertà, dando dignità attraverso il lavoro, ha detto il cardinale Zuppi: «Non bisogna solo tamponare le emergenze. “Prendersi cura” significa anche togliere la causa. Bisogna dare alle persone che vivono in una condizione di povertà la garanzia di un lavoro». Secondo l’ultimo report di Caritas, in Italia ci sono 5,6 milioni di persone che vivono in povertà, di cui 2,4 bambini. «È compito di tutti farsi carico degli altri», ha commentato Zuppi, «non bisogna pensare solo all’io».
Se ai dati sulle persone che vivono in povertà si aggiungono i circa 3 milioni di Neet (giovani che non studiano e non lavorano), il quadro sul futuro del Paese si fa incerto. «Se vogliamo pensare al futuro non possiamo non pensare ai giovani», ha detto il cardinale, che ha aggiunto: «Vivono in un mondo che è peggio rispetto a quello in cui vivevano i loro padri, cioè noi. È colpa nostra, quindi bisogna farsi carico di questa responsabilità» per far sì che la mobilità sociale riprenda a funzionare.

Immigrazione – Tra i temi toccati anche l’immigrazione, terreno su cui Zuppi non ha risparmiato una velata critica al governo: «L’immigrazione non deve fare paura. Se non mi prendo cura dell’altro e questo muore (in mare, NdR), si tratta di omissione di soccorso», ha detto con una punta di amara ironia. Approfondendo il discorso, il presidente della Cei ha evidenziato come quella del «”c’è posto per tutti” e quella della “totale chiusura”» siano entrambe «logiche sbagliate, che non guardano al futuro». L’immigrazione, ha conclusi, può invece rappresentare un punto importante del futuro del Paese, per le sue implicazioni sul mondo del lavoro e per il fatto che l’Italia si trova nel pieno di una crisi demografica.