«Vieni qui per la popolarità ma gli effetti li paghiamo noi». Se gli eurodeputati che si presenteranno al Pride di Budapest del 28 giugno si aspettavano un’accoglienza calorosa dai compagni di battaglia ungheresi, devono essere rimasti delusi dalle parole del rappresentante del partito di sinistra dei Verdi ungheresi (Szikra) András Jámbor in risposta all’annuncio sui social dell’eurodeputata italiana Ilaria Salis.
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Il Pride – Molti eurodeputati hanno già annunciato la loro presenza in prima fila a Budapest il 28 giugno in seguito all’appello di Alessandro Zan del Partito Democratico per chiedere alla Commissione Europea «di schierarsi fermamente e visibilmente dalla parte dei diritti dei cittadini, del diritto europeo, dell’uguaglianza, della libertà di riunione e dei diritti umani». La lettera è stata sottoscritta da altri 60 deputati di diversi stati, tra i quali anche Ilaria Salis. Ma la loro vicinanza al pride non è stata ben vista da tutti. La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen li ha invitati a non presentarsi al Pride per evitare provocazioni e tensioni e alcuni esponenti di spicco dell’opposizione ungherese hanno dichiarato che la partecipazione di politici provenienti da altri Paesi europei potrebbe anzi essere dannosa per la causa della sinistra ungherese. Tra questi Jámbor, che ha affermato: «la sinistra occidentale non tiene conto di noi» e riferendosi nello specifico a Ilaria Salis: «Il sistema orbaniano ha usato i fatti dell’epoca per denigrare la sinistra locale nonostante il nostro rifiuto della violenza». Salis ha un conto in sospeso con il governo: era stata accusata di lesioni e appartenenza a organizzazione criminale dopo che l’11 febbraio 2023 si era unita a un gruppo antifascista implicato in scontri con un movimento filonazista in sfilata a Budapest ed era stata arrestata. Da lì era iniziato un lungo percorso giudiziario, discusso per le condizioni dell’imputata, legata da catene a mani e piedi in aula duramte il processo, che si è interrotto solo nel giugno 2024 dopo l’elezione di Salis a deputata europea con Alleanza Verdi Sinistra e l’ottenimento dell’immunità parlamentare. L’accostamento a una deputata straniera accusata di violenze e il rischio di essere visti come burattini di interessi provenienti dall’esterno del Paese hanno comunque irritato gli oppositori di Orban, che si sentono più penalizzati che aiutati da queste presenze ingombranti.
Le leggi anti-lgbt – A metà marzo il parlamento ungherese aveva vietato il Pride su impulso del governo guidato da Viktor Orban e in base a una legge del 2021 che aveva bandito le «rappresentazione pubblica e promozione» dell’omosessualità in presenza di minori. Gli organizzatori hanno comunque richiesto l’autorizzazione per lo svolgimento della manifestazione alla polizia cittadina, che prenderà una decisione, prevedibilmente negativa, entro il 30 maggio. Chi parteciperà potrà essere multato fino a 500 euro e riconosciuto anche grazie all’utilizzo di strumenti di identificazione facciale, mentre chi verrà associato all’organizzazione potrà essere punito con un anno di carcere. Gli eurodeputati, anche se riconosciuti, sarebbero però al sicuro da questo rischio grazie all’immunità parlamentare. Il 27 maggio 20 Paesi dell’Unione hanno sottoscritto una dichiarazione per esprimere preoccupazione per i «recenti emendamenti costituzionali e le modifiche legislative che violano i diritti fondamentali delle persone lgbt» in Ungheria. Tra quelli che non l’hanno fatto spicca il governo italiano, che ha condiviso alcune battaglie di Orban in tema di diritti da garantire alle comunità LGBTQ+.