Il comandante Schettino durante un'udienza del processo a Grosseto

Il comandante Schettino durante un’udienza del processo a Grosseto

Sono fiduciosi i legali dell’ex comandante Francesco Schettino, nonostante la condanna a sedici anni in primo grado inflitta al proprio assistito l’11 febbraio. «Sedici anni sono troppi – insiste Donato Laino – e comunque non è vero che l’ex comandante della Costa Concordia abbandonò la nave. Ci sono molte prove che lo dimostrano e noi faremo di tutto per ribaltare il verdetto di ieri». Gli avvocati sperano in un capovolgimento già nella sentenza d’appello. In primo grado, però, la corte non ha creduto alla tesi di Schettino.

Non c’era l’imputato ma una sedia vuota ad ascoltare la sentenza dei giudici. L’ex comandante, assente a causa della febbre, è stato condannato a 16 anni di reclusione e uno di arresto per il naufragio della Costa Concordia. Il tribunale di Grosseto ha confermato tutti i reati per cui era accusato, anche quello di abbandono della nave (un anno di condanna compreso l’abbandono di incapaci), naufragio colposo (cinque anni), omicidio plurimo colposo e lesioni colpose per i 32 morti e i 157 feriti del disastro (dieci anni). A cui si aggiunge un mese di arresto per non aver informato correttamente la Capitaneria di porto di quanto stava avvenendo.

La corte non ha accolto pienamente neanche le tesi della Procura, che aveva chiesto 26 anni di reclusione. Non sono state riconosciute due aggravanti: quella del naufragio colposo e quella dell’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi. I pm Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizzi si sono detti comunque soddisfatti: «I giudici hanno accolto pienamente il nostro impianto accusatorio confermando tutti i reati per l’imputato». I difensori di Schettino, come accennato, hanno espresso il proprio dissenso per la dura condanna, ma sono comunque abbastanza soddisfatti: «Essere riusciti quasi a dimezzare le richieste esagerate della Procura forse restituisce un po’ di onore a Schettino». Aggiunge l’avvocato Domenico Pepe: «Quello che però è già chiaro è che c’è stata da parte dei giudici una rideterminazione della pena rispetto alle richieste e dunque una visione ben diversa da quella della Procura»

Schettino per il momento non finirà in carcere. Il tribunale di Grosseto non ha ritenuto fondato il pericolo di fuga e ha quindi respinto la richiesta di arresto dell’ex comandante. Negato anche il ritiro del passaporto per il divieto di espatrio. L’ultima immagine di Schettino era stato il suo volto rigato dalle lacrime durante la dichiarazione spontanea, resa ai giudici nell’ultima udienza del 10 febbraio. «Quella notte sono morto anche io», ha detto leggendo le tre pagine di appunti scritti a mano. Per poi attaccare, affermando di essere finito in un tritacarne mediatico e di essere stato ritenuto l’unico colpevole.

Matteo Furcas