Una telenovela lunga cinque anni. Tanto è passato dalla presentazione del progetto del nuovo stadio della Roma da parte del presidente dei giallorossi James Pallotta, che per la sola fase progettuale ha speso 75 milioni di euro, e dell’allora sindaco Ignazio Marino. Sette anni se si considerano i primi segni di matita del 2012, quando sulla poltrona del Campidoglio c’era Gianni Alemanno. L’ultramoderno impianto che, secondo i piani dell’epoca, avrebbe dovuto vedere la luce nell’area dell’ex ippodromo Tor di Valle entro il 2017, ma il suo percorso è stato costellato da una lunga serie di dubbi e stop. L’ultimo a causa dell’arresto del presidente del consiglio comunale di Roma, Marcello De Vito, per corruzione e traffico di influenze illecite.

Raggi: sullo stadio si va avanti – Il sindaco della Capitale Virginia Raggi, all’indomani del nuovo colpo subito dalla sua giunta, si dice «furiosa» in un’intervista a Il Messaggero, ma è determinata a portare avanti il progetto stadio: «Gli inquirenti hanno ribadito che l’inchiesta non riguarda gli atti amministrativi relativi allo stadio». Inoltre, spiega di aver affidato al Politecnico di Torino, in quanto ente terzo, una seconda indagine «per verificare se si tratti di un progetto realmente utile alla città».

Il nodo traffico – La prima indagine al Politecnico era stata invece affidata per una valutazione della futura viabilità attorno allo stadio, uno dei vari nodi del progetto. La relazione, consegnata lo scorso febbraio, aveva preannunciato una situazione critica per il traffico. La nuova casa della Roma nascerebbe infatti in un quadrante interessato da arterie già altamente intasate come il Grande Raccordo Anulare, la Roma-Fiumicino e la Via Ostiense. Tuttavia, era arrivato l’ok, seppur condizionato dalla realizzazione di alcuni interventi, tra cui il potenziamento della linea ferroviaria Roma – Ostia e la realizzazione di una fermata ad hoc a Tor di Valle.

Fonte foto: stadiodellaroma.com

Il problema dei terreni – Un’altra criticità emersa in questi anni è quella dei terreni per i quali si è parlato di rischio idrogeologico. L’area su cui dovrebbe sorgere l’impianto è attraversata dal Fosso del Vallerano, un piccolo affluente del Tevere, il cui corso disegna un’ansa nelle vicinanze di Tor di Valle. Un’ipotesi sostenuta con forza dall’ex assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini, dimessosi nel febbraio 2017 proprio per conflitti con la giunta Raggi sullo stadio. «Non c’è proprio il rischio esondazione – aveva detto a novembre – perché c’abbiamo a monte di Roma la famosa diga, però è un’area delicata. Un paese che ha questa condizione che quando piove frana tutto, troviamo un altro posto». Il suo, precisò, non era un no a priori: «Sì allo stadio in un altro luogo non in un luogo che è a rischio idrogeologico e che sta di fronte al fiume».

La modifica del progetto – Il 5 dicembre 2017 è arrivato dalla seconda Conferenza dei Servizi il via libera del progetto. La prima aveva dato un parere negativo sull’interesse pubblico per l’opera da parte del Comune di Roma. Con il via libera, però, sono arrivate anche pesanti modifiche al disegno iniziale con un drastico taglio delle cubature, circa il 50 per cento. A subire le modifiche maggiori il Business Park (via il 60 per cento delle cubature), mentre i tre grattacieli previsti, il “Trilogy” dell’architetto Daniel Libeskind, vengono eliminati. La priorità viene data alle opere di urbanizzazione.

«Lo stadio è un diritto acquisito» – A complicare ulteriormente l’iter dell’impianto, il malaffare emerso attorno al progetto. Prima gli arresti, a giugno 2018, di nove persone, tra cui il costruttore Luca Parnasi e Luca Lanzalone, all’epoca presidente della società municipalizzata Acea. Ora il caso De Vito. In tutto questo, la Roma resta fiduciosa, anche se rammaricata: «Il nostro progetto – ha detto a SkySport il vicepresidente giallorosso Mauro Baldissoni – è talmente complesso, è così denso di interventi da parte delle amministrazioni pubbliche, che è difficile ci siano atti viziati dopo un anno e mezzo di conferenze di servizi. E infatti non se ne sono mai trovati e lo ribadisce ancora oggi il pm. Avere lo stadio è un nostro diritto acquisito, non ci devono essere dubbi. Ed è anche un nostro diritto quello di vederlo realizzato il più velocemente possibile». I nuovi sviluppi sul fronte giudiziario arrivano a breve distanza da un nuovo passaggio decisivo: «Ad aprile tutta la documentazione necessaria per approvare il progetto dovrebbe essere completata».