L’universo del calcio femminile entra nel caos. Kheira Hamraoui, centrocampista 31enne del Paris Saint-Germain e della nazionale francese, nella notte di giovedì 4 novembre è stata ferita a colpi di spranga al rientro da una cena di club. Dietro sembra esserci la compagna di squadra e amica Aminata Diallo, centrocampista francese classe 1995, accusata di essere la mandante dell’aggressione. La 26enne di Grenoble è stata arrestata la mattina del 10 novembre nella sua casa di Marly-le-Roi (vicino a Parigi) e posta in custodia cautelare dalla brigata “repressione del banditismo” della polizia giudiziaria di Versailles. Alla base dell’agguato ci sarebbe la gelosia e la competizione interna sia al club parigino che alla nazionale francese. Il Psg, subito dopo l’intervento delle forze dell’ordine, si è espresso in merito all’accaduto con un comunicato stampa: “Il Paris Saint-Germain prende atto del fermo di polizia di questa mattina di Aminata Diallo da parte dell’Srpj (Direzione regionale della polizia giudiziaria) di Versailles nell’ambito della procedura aperta a seguito di un’aggressione, giovedì sera scorso, ai danni di giocatori del club” e assicura di garantire “la sicurezza delle giocatrici” tramite una società specializzata.

Il movente – Gelosia e rivalità. Sarebbe questo il movente dell’aggressione organizzata da Diallo ai danni della sua compagna di squadra Hamraoui. La 31enne di Croix, dopo due stagioni al Lione (2016-2018) e altre tre al Barcellona (2018-2021) con cui ha vinto la Champions League Women il 16 maggio scorso, è tornata al Psg garantendosi un posto da titolare. Aminata Diallo, invece, è la sua sostituta (sia nel club che nella nazionale maggiore) e sembra che non tollerasse la compagna di squadra, prima scelta nella formazione titolare del coach Didier Ollé-Nicolle.

La ricostruzione dell’accaduto – Pochi giorni prima del match di Champions League contro il Real Madrid al Parco dei principi, la squadra va a cena in un locale vicino al Bois de Boulogne, parco alle porte di Parigi, non molto lontano dallo stadio. Dopo la cena, verso le 22 Diallo offre un passaggio in macchina ad Hamraoui, sua amica anche al di fuori del contesto calcistico. All’altezza di Chatou, vicino a casa di Kheira, l’auto viene fermata da due uomini con il passamontagna che fanno scendere le due. Diallo viene bloccata mentre Hamraoui è colpita a sprangate sia alle mani che alle gambe e al tempo stesso insultata. La ragazza, ferita in modo serio, è subito ricoverata all’ospedale di Poissy, in stato di shock. Le mettono decine di punti sulle gambe e sulle mani. Impensabile giocare la partita contro il Real Madrid. Assenza inizialmente giustificata dal club per “ragioni personali”. Al suo posto, nel 4-0 inflitto alle spagnole, davanti a 18.000 spettatori, è scesa in campo dal primo minuto proprio Aminata Diallo che durante l’agguato non è stata ferita.

Le indagini – Le forze dell’ordine all’inizio non seguono la pista della rivalità tra le due campionesse che in passato sono anche andate in vacanza assieme ed era risaputo avessero un buon rapporto. I poliziotti interrogano le compagne di squadra e alcune riferiscono di aver ricevuto delle telefonate anonime nei giorni precedenti con accuse e insulti rivolti a Kheira Hamraoui. A quel punto la polizia analizza il traffico telefonico risalendo alla città base di quelle chiamate: Lione, in particolare vicino alla prigione di Lyon-Corbas, dove è incarcerato un amico di Diallo, condannato per estorsione dopo una breve carriera nelle giovanili dell’Olympique Lyonnais. Così gli investigatori sono risaliti ad Aminata Diallo.

Il precedente di Tonya Harding – Non è successo nel calcio, bensì nel pattinaggio artistico. Tonya Harding, campionessa statunitense sul ghiaccio, per assicurarsi un posto in nazionale alle Olimpiadi invernali del 1994 a Lillehammer in Norvegia, con l’aiuto dell’ex marito Jeff Gillooly e dell’amico Shawn Eckardt, aveva ingaggiato Shane Stant affinché aggredisse la sua rivale Nancy Kerrigan. Quest’ultima colpita al ginocchio con un manganello dopo una sessione di allenamenti ai campionati nazionali è stata costretta a ritirarsi dalla competizione e il titolo andò così proprio a Harding. Gli inquirenti nei giorni seguenti accertarono la responsabilità della pattinatrice di Portland, che minacciando una causa milionaria contro la federazione è comunque riuscita a partecipare alle Olimpiadi in Norvegia in cui arrivò solamente quarta mentre Kerrigan, ripresasi sall’aggressione, vinse la medaglia d’argento. Più tardi per evitare il processo, Harding pagò una multa di 160.000 dollari mentre la federazione statunitense decise di bandirla a vita e ritirarle il titolo di campionessa nazionale appena vinto.