Trecentomila: è il numero di adolescenti che ha fatto uso di psicofarmaci senza prescrizione medica nel 2021. Gli psichiatri e gli psicoanalisti hanno lanciato l’allarme, avvertendo i genitori di non lasciare incustoditi i farmaci prescritti loro per la terapia dei disagi psicologici.

Lo studio – Il Cnr ha fatto una ricerca sui comportamenti a rischio tra la popolazione studentesca: ne è uscito fuori il rapporto ESPAD Italia che traccia la situazione a un anno dalla pandemia. Lo studio fa luce sui comportamenti a rischio e sulle abitudini degli studenti italiani, che potrebbero influire sull’insorgere di problematiche legate alla salute mentale, come l’utilizzo di sostanze psicoattive legali e illegali, l’utilizzo di Internet, il cyberbullismo, il gioco d’azzardo o ai videogame e altri fenomeni come il ritiro scolastico e l’isolamento sociale.

Il nostro Paese – In Italia gli psicofarmaci possono essere prescritti dagli specialisti ma anche dai medici di base. A volte però vengono assunti senza prescrizione medica, per vari motivi, soprattutto dagli adolescenti. Tra 270mila studenti di 15-19 anni tutti almeno una volta nella vita hanno preso di nascosto qualche pillola: quasi il 7% lo ha fatto nel corso del 2021. Tra i farmaci più diffusi quelli per il sonno, ma i ragazzi si affidano alle pillole anche per concentrarsi meglio, per dimagrire o per regolare l’umore.

Ansia da prestazione – Oltre centomila gli adolescenti che hanno utilizzato psicofarmaci per studiare meglio o per stare più sereni, a dimostrazione che le dinamiche performative influenzano in modo serio la salute mentale dei giovani. «La maggior parte dei ragazzi che assume farmaci per l’attenzione lo fa per migliorare la propria performance scolastica», spiega Sabrina Molinaro, coordinatrice del progetto ESPAD. I giovani quindi non prenderebbero questi farmaci per sballarsi o per divertirsi, ma piuttosto sperando di poter curarsi l’ansia da soli.

Il caso UK – L’abuso di psicofarmaci non prescritti non è nuovo: se ne era già parlato negli scorsi anni e molti esperti avevano lanciato l’allarme, chiedendo soprattutto ai medici di base di lasciare la prescrizione di queste pillole esclusivamente agli specialisti. In generale, nel nostro Paese, il consumo di queste sostanze è aumentato del 10% in appena dieci anni. Solo nel 2022, la popolazione ha speso 288 milioni di euro per acquistare simili medicinali. Un esempio virtuoso potrebbe essere il Regno Unito, dove medici di base e farmacisti hanno contribuito a ridurre le prescrizioni di oppioidi di 450.000 unità in meno di quattro anni, mentre il sistema sanitario nazionale ha annunciato un nuovo piano d’azione per reprimere l’uso eccessivo di farmaci che creano dipendenza. Tra questi anche gli antidolorifici ad alto dosaggio, oppioidi e benzodiazepine. L’obiettivo è di evitarli laddove queste sostanze non siano il trattamento clinicamente più giusto per i pazienti e possano quindi diventare per loro un pericolo.