medico_1“No a Obiettivo Risarcimento”: arriva la pubblicità che incita alla causa le vittime di malasanità, ma i medici non ci pensano due volte a protestare e inviare una letterina al ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Tutto è cominciato con l’anno nuovo, quando in tv ha fatto la sua comparsa questo messaggio della società Obiettivo Risarcimento

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L’associazione si presenta come uno staff esperto in “consulenze legali, mediche, medico-legali e tecniche, in grado di ottimizzare le tempistiche e di adeguare il risultato economico al diverso profilo di ogni singolo assistito”, vittima di un errore medico. In pratica hanno pensato un servizio ad hoc per quei casi che tanta scena fanno nelle cronache italiane, dallo scambio di neonati (l’ultimo caso è del 13 gennaio) alle pinze dimenticate nello stomaco durante l’operazione chirurgica.

Ma i dottori non ci stanno a essere dipinti così: “È in atto – si legge nella lettera – una campagna pubblicitaria che non può non destare particolare preoccupazione nei medici e nel personale infermieristico che quotidianamente, con abnegazione e tra difficoltà di tipo strutturale e organizzativo, si prodigano per salvare vite umane”. Tanto più che, stando al Collegio italiano dei chirurghi, uno spot del genere genera preconcetto nei pazienti e panico negli operatori: “Le iniziative per ottenere un risarcimento – prosegue il documento – nel 95% dei casi si concludono con esito favorevole nei confronti del medico, dopo aver però procurato stress ai pazienti e agli stessi operatori sanitari, nonché ingolfato i tribunali di cause infondate”. Come se non ce ne fosse abbastanza: tanti ginecologi, a mezza voce, confessano di preferire il cesareo perchè dà meno rischi, anche quando non è ancora necessario.

D’altro canto, a volte i numeri raccontano una realtà diversa: secondo di dati 2012 dell’Associazione italiana delle imprese assicuratrici, ad esempio, il paziente aveva ragione nell’80% dei casi.

Comunque sia, ora la possibile rimozione dello spot è in mano al ministero. E mentre i medici attendono anche eventuali evoluzioni, in Parlamento, della legge che regola l’iter legale nei casi di malasanità, al vaglio delle commissioni, tra i sindacati di settore c’è chi pensa a un giorno sciopero delle operazioni chirurgiche per far sentire la propria voce.

Eva Alberti