Parma (foto Ansa)

“Un gruppo di potere costruito al fine di sfruttare la cosa pubblica per fini personali e ottenere illegalmente vantaggi economici”. Sono queste le accuse che il procuratore della Repubblica di Parma, Gerardo Laguardia, ha mosso nei confronti dell’ex sindaco della città ducale Pietro Vignali (ai domiciliari), del consigliere regionale Pdl Giuseppe Villani, dell’ ex presidente di Stp (società capofila delle partecipate del Comune di Parma) Andrea Costa e di Angelo Buzzi, presidente di Iren Emilia Spa. Tutti indagati per peculato e corruzione.

L’operazione della Guardia di Finanza che ha portato ai provvedimenti di custodia cautelare per i quattro indagati ha un nome eloquente: “Public Money”, soldi pubblici. I finanzieri hanno anche sequestrato beni per circa 3.5 milioni di euro, intestati o comunque riconducibili ai soggetti arrestati. Al centro dell’inchiesta ci sarebbe una società diventata il forziere del movimento dell’ex sindaco Pietro Vignali, “Parma civica”, che sarebbe stata utilizzata per creare provviste di liquidità con la complicità di alcuni dipendenti pubblici.

Sul versante imprenditoriale è invece un altro personaggio eccellente, il patron di “Parmacotto” Marco Rosi, ad essere indagato per corruzione. Avrebbe pagato per ottenere il permesso di costruire un dehor per il suo ristorante, nella centralissima via Farini a Parma.

Dalla Regione Emilia arrivano intanto i primi commenti. Il vice capogruppo Pdl all’Assemblea legislativa, Galeazzo Bignami, ha auspicato che gli arresti di questa mattina non siano dettati dal “particolare momento politico”, con le elezioni alle porte, e ha aggiunto che il Pdl attende “chiarimenti” dalla Procura. Mentre il capogruppo della Lega Nord Mauro Manfredini e quello del Pd Marco Monari sottolineano come nessuna delle accuse mosse dal pm Laguardia dovrebbe riguardare attività regionali.

“Mi sembra che gli addebiti contestati al capogruppo regionale Pdl Villani riguardino questioni di Parma”, ha detto Monari, augurandosi che il collega possa “difendersi e dimostare la propria estraneità” ai fatti.

Davide Gangale