Secondo le norme della Universi Dominici Gregis – la costituzione apostolica della Chiesa cattolica aggiornata da papa Giovanni Paolo II nel 1996 – il Conclave si tiene tra il quindicesimo e il ventesimo giorno dalla morte del Papa, comunque non oltre i venti giorni. La prima votazione è arrivata ieri, 7 maggio, dopo sedici giorni.

Chi vota – Gli elettori effettivi del papa sono i porporati con meno di 80 anni. Dunque, di 253 cardinali, sono 133 quelli che eleggeranno il successore di Bergoglio. Un numero troppo grande, il più grande che ci sia mai stato. Eccessivo, tra l’altro, anche rispetto alla Costituzione apostolica vigente. All’articolo 33 della precedente costituzione, promulgata nel 1975 da Papa Paolo VI, la Romano pontifici eligendo (qui il link), si legge chiaramente: «Il massimo numero dei Cardinali elettori non deve superare i 120». 13 cardinali non avrebbero potuto e non avrebbero dovuto quindi entrare in Conclave. Il rischio potrebbe essere quello di invalidare il voto finale rendendo inutile la scelta del nuovo Papa. All’articolo 34, inoltre, si legge: «Dichiariamo nulli e invalidi i loro atti, che in qualunque modo tentassero temerariamente di modificare il sistema o il corpo elettorale». Se da un lato pare necessario trovare una soluzione, dall’altro non è comunque pensabile tirare a sorte e scegliere 13 nomi da escludere. A tal proposito, la stessa costituzione aggiunge: «Nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall’elezione, attiva e passiva, del Sommo Pontefice, a causa o col pretesto di qualunque scomunica, sospensione, interdetto o di altro impedimento ecclesiastico».

Come si vota –  Per la votazione i cardinali trovano sistemazione presso Santa Marta. La frase «Extra Omnes»(«Fuori tutti»), pronunciata dal maestro delle celebrazioni liturgiche, dà ufficialmente il via alle fasi di voto. Da quel momento in poi è proibito utilizzare qualsiasi dispositivo elettronico o mettersi in contatto con l’esterno. Piatto unico a pranzo e cena, tutti insieme nel salone. Anche il vestiario dovrà essere uniforme: ogni cardinale indosserà la veste rossa, il rocchetto (la sopraveste bianca), la mozzetta (la mantellina corta che copre le spalle), e la berretta (il cappello di forma cubica). Durante il periodo di voto, il nome del prescelto viene indicato su una scheda sotto la frase «Eligo in Summum Pontificem» («Eleggo a Sommo Pontefice»). Ogni elettore adagia la propria scheda, piegata e visibile, su un piatto d’argento poggiato sopra l’urna, facendolo scivolare all’interno. Conclusa la sessione di voto, due scrutatori leggono in silenzio il nome scritto sulla scheda, mentre un terzo pronuncia il nome. Subito dopo le schede vengono forate, legate insieme e poi bruciate nella stufa. Se nessuno raggiungerà i due terzi dei voti, verrà aggiunta alle schede da bruciare una miscela di perclorato di potassio, antracene e zolfo, che colorerà il fumo di nero. A partire da oggi, 8 maggio, ci saranno quattro votazioni al giorno: due al mattino e due nel pomeriggio. Le fumate, tuttavia, resteranno comunque due. Questo significa che se alla prima votazione, quella delle 10.30, si dovesse arrivare al nome del Papa, ci sarà la fumata bianca. Se questo non dovesse accadere, si aspetterà direttamente la seconda votazione, quelle delle 12.00, e quindi la fumata (bianca o nera che sia). Stessa cosa nel pomeriggio. Solo quando verranno raggiunti i due terzi dei voti, il decano si rivolgerà al candidato eletto per chiedergli di accettare o meno l’incarico e di scegliere il nome da Pontefice. A quel punto verranno come sempre bruciate le schede, aggiungendo però una miscela di potassio, lattosio e colofonia. Sarà il colore bianco, dal comignolo dalla cappella Sistina, ad annunciare l’elezione del nuovo Papa.