Giocare a poker su internet e scoprire che a dare le carte è la Camorra. I Carabinieri di Casal di Principe, comune della provincia di Caserta, hanno eseguito 46 misure cautelari nei confronti di altrettanti presunti appartenenti al clan dei Casalesi, tra cui il boss storico Francesco “Sandokan” Schiavone e suo figlio Walter. Tra le accuse, anche il racket: avrebbero imposto l’adozione di una piattaforma di gioco online per poi incassare il 60% dei guadagni.

Rivelazioni. Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Caserta, Napoli, Benevento, Viterbo, Parma, Cosenza e Catanzaro nel corso della mattinata di martedì 7 febbraio. Il gruppo di persone indagate sarebbe riconducibile alla fazione Venosa-Schiavone dei Casalesi. Proprio le rivelazioni di un ex reggente di quel clan, Raffaele Venosa, divenuto collaboratore di giustizia, avrebbero permesso di scoprire le svariate attività illecite in cui erano immischiate. Le accuse contestate dagli inquirenti sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, ricettazione, estorsione, illecita concorrenza con minacce e violenza, intestazione fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio e detenzione illegale di armi. Le misure cautelari sono state emesse dal Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea.

Personaggi. Il più noto dei 46 indagati è Francesco Schiavone, 63 anni, detto “Sandokan” per via della somiglianza con l’attore Kabir Bedi. Il boss, uno dei membri più importanti del clan dei Casalesi, sta già scontando l’ergastolo, per di più in regime di “carcere duro”, come stabilito dall’articolo 41-bis della legge 354 del 1975 sul trattamento penitenziario. La norma è volta a ostacolare le comunicazioni del condannato con l’esterno. Tuttavia, già nel gennaio 2010 Schiavone riuscì a incontrare, durante l’ora d’aria, il boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, anch’egli detenuto nel penitenziario milanese di Opera. Lo scorso 6 maggio il collaboratore di giustizia Massimiliano Caterino, in un’intervista al Tgr campano, ha confessato che Schiavone «comanda ancora, anche dal 41 bis».