Filippo Turetta, il ventiduenne accusato dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ha dato il consenso all’estradizione e ora si attende il suo ritorno in Italia. Il consenso, infatti, è uno dei passaggi della procedura, che tra stati Europei avviene in realtà attraverso l’esercizio del Mandato di Arresto Europeo (Mae).

Emissione – Il Mae può essere utilizzato con due scopi. Il primo è fare rientrare un soggetto già accusato per fargli scontare la pena. Il secondo è fare rimpatriare un soggetto che, accusato di un reato, dovrà essere sottoposto a una misura cautelare emessa a suo carico. In quest’ultimo caso il mandato viene emesso dal magistrato che ha applicato la misura cautelare, cioè il giudice per le indagini preliminari. Quando il fine è invece l’esecuzione di una pena, il mandato viene richiesto da un pubblico ministero. Il Mae passa poi al Ministero della Giustizia, dove viene tradotto e inoltrato alle autorità straniere competenti.

Il consenso – Una volta catturato, al soggetto viene chiesto il consenso all’estradizione. Se l’esito è positivo, il paese che ha ricevuto la richiesta di Mae deve decidere se renderlo esecutivo entro 10 giorni. Se invece il ricercato non collabora, il termine si estende a 60 giorni. Il consenso dell’estradato serve a derogare la regola della specialità. Quest’ultima prevede che la persona consegnata non possa essere sottoposta a un procedimento penale, condannata o privata della libertà per eventuali reati anteriori alla consegna e diversi da quello per cui è stata consegnata. Questa regola decade con il consenso all’estradizione del ricercato, rendendo il processo più agile.

La consegna – A questo punto il paese estero che ha ricevuto la richiesta di Mae deve decidere se renderlo esecutivo e attivare l’estradizione entro i termini già detti. È proprio a questo punto che si trova ora il procedimento che riguarda Filippo Turetta: il tribunale tedesco di Naumburg, in Sassonia, sta infatti decidendo per la convalida del mandato. Se l’organo di giurisdizione deciderà di attivarlo, la consegna del ragazzo all’Italia devrà avvenire il prima possibile e in ogni caso non oltre i dieci giorni dalla sentenza. Se il tribunale invece dovesse decidere di non attivare l’estradizione, il ricercato potrebbe essere rilasciato.