Un milione di euro in contanti, 50 immobili, 10 terreni e 86 veicoli. Per un totale di più 80 milioni di euro. È questo l’ammontare del sequestro effettuato dalla guardia di finanza di Reggio Calabria ai danni di tre imprenditori reggini: i fratelli Giovanni e Domenico Camastra, 59 e 52 anni, di Locri (Reggio Calabria) e Antonio Casile, 54 anni, di Reggio Calabria. I tre, attivi nel commercio di prodotti petroliferi, erano stati fermati nel 2021 e sono ora sotto processo con l’accusa di aver evaso sistematicamente le tasse con l’aiuto della criminalità organizzata.
Il sequestro – La guardia di finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia reggina, ha sequestrato beni in sette regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Emilia-Romagna, Lazio, Campania e Calabria) e in anche Germania, dove i Camastra e Casile avevano aperto tre delle loro 20 imprese. L’operazione è scattata a conclusione delle indagini patrimoniali sui tre imprenditori, le cui attività criminali sono emerse dal filone reggino “Andrea Doria” dell’inchiesta Petrolmafie Spa sull’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia.
L’operazione “Andrea Doria” – Nell’aprile 2021 i reparti specializzati in criminalità organizzata della guardia di finanza di Reggio Calabria avevano arrestato 23 persone ed effettuato sequestri per 620 milioni di euro. L’indagine rientrava nella più ampia operazione Petrolmafie Spa che ha portato a 56 arresti e sequestri per un miliardo di euro. L’inchiesta ha scoperchiato un articolato sistema di evasione fiscale. Gli imprenditori coinvolti, che gestivano l’intera filiera del petrolio, secondo le accuse utilizzavano triangolazioni societarie fraudolente e false dichiarazioni d’intenti all’Agenzia delle entrate per non pagare l’Iva. Dopodiché, si rivolgevano a famiglie della ‘ndrangheta per “ripulire” i loro incassi.