L’Italia si conferma in testa alla classifica europea dell’antibiotico-resistenza, redatta dal Centro per i controllo delle malattie (Ecdc). Un terzo dei decessi dovuti a batteri che resistono agli antibiotici si verifica in Italia, circa 12 mila sugli oltre 35 mila in tutto il continente. Un fenomeno comunque di portata mondiale, tanto che l’organizzazione mondiale della Sanità (Oms) stima che, se la tendenza non cambierà, nel 2050 potrebbe provocare 39 milioni di morti in tutto il mondo e superare per incidenza sia i tumori che le malattie cardiovascolari.
Numeri – Secondo i dati del rapporto, l’Italia è il paese che presenta maggiori criticità. Nel biennio 22-23 430mila persone hanno contratto infezioni durante il ricovero in ospedale, cioè l’8,2% dei pazienti totali. Siamo ben oltre la media europea, che si attesta intorno al 6,5%. Ciò nonostante, l’assunzione di antibiotici continua a crescere: il 44% dei degenti è sottoposto a cure antibiotiche e nello scorso anno quattro italiani su dieci hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico. Ciò provoca la nascita di nuovi batteri più resistenti, tra cui la Klebsiella, che infetta le vie urinarie con mortalità del 50%, lo Pseudomonas, che provoca infezioni osteo-articolari con mortalità del 70% e l’Escherichia Coli, che genera diarrea sanguinolenta. Queste infezioni costano 2,4 miliardi di euro all’anno poiché 2,7 milioni di persone vengono ricoverate a causa dell’antibiotico-resistenza.
Animali – A preoccupare non sono solo gli antibiotici somministrati alle persone, ma anche quelli per gli animali destinati alla produzione alimentare. I farmaci che vengono assunti dagli animali appartengono alla stessa classe di antibiotici che curano gli esseri umani. Quindi chi mangia la carne assume anche i farmaci, aumentando così la propria resistenza. Un caso diffuso è quello di persone infettate dalla Salmonella da tacchino e anche qui l’Italia è ai primi posti nella classifica come frequenza di malati resistenti.
Soluzioni – L’Agenzia italiana del farmaco e il ministero della Salute stanno impiegando le loro energie in una campagna di sensibilizzazione per un uso consapevole degli antibiotici, mentre il governo ha annunciato di voler stanziare 21 milioni di euro nel prossimo triennio per lo sviluppo, senza scopo di lucro, di nuovi antibiotici. Nel frattempo la prevenzione negli ospedali arranca. La sanificazione degli ambienti è precaria, i sistemi di ventilazione hanno un’età media di settant’anni e non garantiscono un corretto ricambio dell’aria; le infezioni delle vie urinarie sono frequenti per la pulizia non sempre perfetta dei cateteri. Insomma, si dovrebbe cominciare da una maggiore cura degli spazi e degli strumenti per ridurre i casi di infezione tra i pazienti ospedalieri.