“L’Italia si deve svegliare e si deve rendere conto dei danni alla salute e all’ambiente. Non ci possiamo permettere di interrare e bruciare l’immondizia”. Il portavoce del commissario Ue all’Ambiente Janez Potocnik ha formalizzato la decisione europea di deferire l’Italia alla Corte di giustizia. E chiede al nostro Paese una rivoluzione copernicana nella gestione dei rifiuti, a partire dall’irrisolta questione che colpisce la Regione Lazio.

Il governo Monti ha mostrato grande competenza nel ridurre il numero di infrazioni italiane, scese da 130 a 97. Ma al settore ambiente rimane il numero più consistente, con ben 27 casi aperti contro il nostro Paese.

Il ministro dell’Ambiente Clini, da Bruxelles, minimizza l’azione della Commissione contro le discariche italiane: “Il deferimento dell’Italia per il trattamento dei rifiuti nella Regione Lazio ormai è andato, ma possiamo interrompere la procedura davanti alla Corte di giustizia se eliminiamo la causa”.

Clini garantisce l’ottimizzazione degli impianti di smaltimento esistenti, che dall’11 aprile rimpiazzeranno il conferimento di rifiuti non trattati nella discarica di Malagrotta, che dovrebbe chiudere definitivamente il 30 giugno. Questo sito, al centro del sistema di smaltimento laziale, contravviene alle regole fissate da Bruxelles nel lontano 1999, quando una direttiva comunitaria -recepita nel 2003- prevedeva che solo rifiuti pre-trattati, cioè passati per la raccolta differenziata, potessero accedere alle discariche. Malagrotta, dopo un decennio per uniformarsi,  è al centro delle polemiche perché sopravvissuta nell’illegalità grazie alle continue proroghe.

Secondo le ultime informazioni fornite a Bruxelles dalle autorità italiane, circa 735mila tonnellate di immondizia non subiscono il trattamento previsto dalla normativa Ue in provincia di Roma ogni anno, e 120mila tonnellate in provincia di Latina.

Emergono due mondi paralleli nella gestione dei rifiuti dalle dichiarazioni delle autorità di Bruxelles e quelle italiane. “Il fatto di frantumare o sminuzzare rifiuti indifferenziati prima di interrarli non è sufficiente per ridurre gli effetti negativi. Si deve abbandonare la politica delle discariche ed investire nelle infrastrutture che occorrono per il riciclo”. Questa la nuova frontiera, indicata dal rappresentante della Commissione  Joe Hennon, che il nostro Paese sembra lontano dal valicare per le politiche del ciclo dei rifiuti.

Se a Bruxelles da anni si parla di spazzatura in termini di opportunità economica, appare chiaro in sede di Consiglio Ambiente che l’Italia, contravvenendo alla legislazione europea in materia, tratta i rifiuti interpretando le normative in modo restrittivo, mantenendo un sistema che si fonda su un perpetuo stato emergenziale, con commissari straordinari che sono ormai entrati nelle consuetudini del Paese.

Silvia Ricciardi