È ancora emergenza rifiuti a Roma. Nella serata di ieri, 24 marzo, un incendio ha colpito l’impianto di trattamento meccanico biologico (Tmb) di Rocca Cencia, nel Municipio VI della capitale. Il rogo, sul quale la Procura ha aperto un’indagine per atto colposo, ha rischiato di mettere fuori gioco l’ultimo impianto in possesso dell’Ama, la municipalizzata capitolina che si occupa della gestione dei rifiuti. A dicembre un incendio simile ha reso impraticabile l’utilizzo di una struttura simile nel quartiere di Salario. In una nota, la stessa Ama ha comunicato che l’agibilità del sito non è stata compromessa e che si potrà riprendere l’attività non appena avverrà il dissequestro da parte della magistratura.
Indagine in corso – Dopo essere andato nella notte sul luogo del rogo, durante le operazioni di spegnimento dei pompieri, il pm Carlo Villani ha deciso di aprire un fascicolo ipotizzando la pista di reato per incendio colposo. Una possibilità che non si sposa con quella che aveva caldeggiato già ieri sera la sindaca Virginia Raggi, ospite della trasmissione televisiva Non è l’arena: «Non ho elementi, ma se questo è un attacco e non un incidente chi lo ha fatto deve sapere che non ci fermiamo». «Dev’esserci una fase investigativa da parte dell’autorità giudiziaria e delle forze dell’ordine per approfondire questo tema. Ma facciamoli lavorare», ha aggiunto il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, intervenuto stamattina da Giugliano (Napoli) durante un convegno sulle bonifiche in corso nel territorio campano. Anche sull’incendio avvenuto lo scorso 11 dicembre nel Tmb di Salario è in atto un’indagine per disastro colposo, dal momento che la grande quantità di rifiuti bruciati generò una nube di fumo acre che costrinse il Comune alla chiusura di alcuni edifici nella zona e a raccomandare ai cittadini di chiudere le finestre delle proprie abitazioni.
Rischio caos – Le proporzioni di quest’ultimo incendio sono però inferiori e dalle conseguenze meno impattanti, ragion per cui le autorità competenti dovrebbero rilasciare presto il via libera alla ripresa dei lavori, non appena terminerà la raccolta di elementi utili all’indagine. Una sua chiusura permanente rischierebbe di mandare nel caos un sistema già deficitario, sia per quanto riguardo la raccolta che lo smaltimento dei rifiuti: «Siamo in attesa di avere una risposta per capire quando può riprendere a lavorare – ha continuato il ministro Costa – Fa specie che prima prende fuoco l’uno e poi l’altro, ma chi abita in queste terre sa cosa vuol dire quando non si vuol far funzionare il sistema». Sul tema del sabotaggio politico ha insistito anche la stessa Raggi: «Noi stiamo provando a cambiare il sistema di gestione dei rifiuti, che rendono tanto. Allora, quando si parla di una loro riduzione, di riciclo spinto, un determinato sistema che ha prosperato per oltre 60 anni a Roma e in Italia quel sistema non ci sta».
L’incendio – Alcuni addetti alla vigilanza del sito avrebbero iniziato a lanciare l’allarme verso le ore 19 di ieri, orario in cui l’impianto non è solitamente operativo. Il personale ha così avvertito subito i vigili del fuoco, arrivati con 5 squadre e in grado di circoscrivere il rogo attorno a una superficie non troppo estesa. Secondo i primi rilievi sarebbero andate a fuoco circa 400 tonnellate di pattume. I pompieri, dopo aver placato le fiamme, hanno lavorato tutta la notte per spegnere completamente l’incendio attraverso lo smassamento e il raffreddamento dei rifiuti interessati dal rogo. Sul posto sono poi arrivati i carabinieri, che hanno promesso immediati sviluppi delle indagini, oltre alla stessa Raggi e all’assessore regionale ai rifiuti, Massimiliano Valeriani.
Le polemiche dei residenti – Come già accaduto per il Tmb del Salario, anche quello di Rocca Cencia aveva indotto i residenti del quartiere a creare un comitato di protesta per chiedere la chiusura dell’impianto, diventato sempre più una discarica indiscriminata a cielo aperto, soprattutto dopo essere rimasto l’unico sito di proprietà dell’Ama. Negli ultimi mesi erano stati organizzati alcuni sit-in dagli abitanti, che avevano denunciato la presenza di amianto, eternit e altre sostanze tossiche.