epa05745899 A handout photo made available by the Italian Mountain Rescue Service 'Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico' (CNSAS) on 24 January 2017 shows rescue crews during search and rescue operations for missing guests at the Hotel Rigopiano in Farindola, Abruzzo region, Italy, 24 January 2017. Search operations for people still missing after an avalanche that hit the hotel on 18 January continued on 24 January amid extreme weather conditions, according to authorities. EPA/SOCCORSO ALPINO HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES/NO ARCHIVES

I soccorritori che in questi giorni hanno scavato alla ricerca dei 15 dispersi dell’hotel

Ipotermia, asfissia, schiacciamento. Queste le cause che hanno provocato la morte delle 29 vittime dell’Hotel Rigopiano. A bilancio accertato, ci si concentra sulle indagini. La procura di Pescara vuole far luce sul ritardo dei soccorsi e sulle richieste di aiuto sottovalutate. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni intanto promette: presto un nuovo decreto per sveltire gli aiuti.

“Se fosse stato soccorso entro due ore probabilmente poteva essere salvato” afferma il medico legale della famiglia D’Angelo, Domenico Angelucci. Si riferisce a Gabriele D’Angelo, uno dei 12 dipendenti dell’albergo che si trovavano nella struttura al momento del crollo. Il medico sostiene che D’Angelo sia morto per assideramento e che non vi siano elementi che facciano pensare ad altre cause, come traumi per crollo di travi o pareti.

Ma non sono tutti d’accordo. Cristina Tedeschini, il sostituto procuratore di Pescara che sta coordinando le indagini attorno a quanto avvenuto, respinge le accuse. Le sei autopsie eseguite finora attribuirebbero la colpa a un insieme di fattori, non solo all’ipotermia. Tedeschini non nasconde che ci siano state “incomprensioni relative alle richieste di aiuto”, spesso sottovalutate nonostante le tante segnalazioni arrivate quel mercoledì 18 gennaio, ma la situazione che i soccorsi hanno dovuto affrontare era particolarmente eccezionale.

Eppure la prima segnalazione era arrivata addirittura 10 ore prima del disastro. Il direttore dell’albergo Bruno Di Tommaso, aveva chiesto via mail alla Prefettura, al Sindaco di Farindola e al 118 l’invio di mezzi per permettere agli ospiti terrorizzati da scosse di terremoto e maltempo di ritornare alle proprie case.

Una immagine storica del rifugio Rigopiano . Il rifugio era una struttura gestita dal CAI ed era intitolata alla medaglia d' oro al valor militare Tito Acerbo, morto nel 1918 nella battaglia del Piave. Dopo diverse ristrutturazioni il rifugio è stato trasformato in un resort di lusso, Pescara 25 gennaio 2017. ANSA Per gentile concessione di Luciano Gelsumino

Immagine storica dell’Hotel Rigopiano di Farindola (PE)

TANTE RICHIESTE DI AIUTO, IGNORATE – Venti minuti dopo la valanga, che secondo le ricostruzioni si sarebbe abbattuta sul Rigopiano fra le 16.30 e le 16.48, Giampiero Parete telefona al 118. Si è salvato dalla furia della neve perché in quel momento si trovava nel parcheggio, ma sua moglie e suo figlio sono già sotto le macerie. La linea è disturbata, ma l’uomo riesce ad avvertire della slavina e del crollo. La Prefettura fa partire le verifiche, ma non riesce a rimettersi in contatto con Parete e l’elicottero della Guardia Costiera, che si trova a Villa Celiera, un comune a 40 minuti di distanza, non può volare a causa del maltempo che non da tregua.

Il 118 tenta di raggiungere telefonicamente l’Hotel ma i telefoni del Rigopiano ormai non possono più squillare. E’ il direttore Di Tomaso, quel giorno non presente nell’albergo, a rassicurare che non ci sia stato alcun incidente: circa un’ora prima aveva parlato con i dipendenti. Un’ora. La slavina ancora non era arrivata. E’ per questo che Ida De Cesaris dal Centro di coordinamento soccorsi risponde sicura: “Abbiamo verificato, abbiamo sentito l’albergo, la notizia è stata smentita, è una delle tante bufale di questi giorni”.

E’ solo alle 19, due ore e altre due richieste d’aiuto dopo, che i mezzi d’intervento si mettono in moto. Sarebbe questo ritardo ad aver contribuito alla morte di più della metà delle persone presenti nell’edificio, fra dipendenti e ospiti.

Dipendenti come Alessandro Riccetti, receptionist di 33 anni originario di Terni. Il sindaco della città umbra commenta così il drammatico epilogo: “La notizia che tutta Terni si aspettava non è arrivata. Tante ore di angoscia e speranza terminano nel peggiore dei modi”.

Non ce l’ha fatta neanche Stefano Feniello, 28enne originario di Valva, un comune salernitano. Era all’hotel per trascorrere la prima vacanza con la fidanzata, Francesca Bronzi, che si è salvata. E’ di nuovo un errore nelle comunicazioni ad aver alimentato false speranze nei genitori del giovane: le autorità avevano confermato che Stefano era fra le persone estratte vive, ma l’identificazione ha smentito l’annuncio, Il padre, Alessio Feniello, sfoga la propria rabbia contro un’organizzazione che non ha funzionato come ci si aspettava: “Quelli che sono morti sono stati uccisi. Avevano le valigie pronte e volevano rientrare”.

Ma non sono solo i ritardi negli interventi a destare polemiche. I dubbi ruotano attorno alla costruzione stessa della struttura, che secondo gli ambientalisti di Forum H20 Abruzzo, avrebbe poggiato su una montagna di detriti di precedenti valanghe. A sostenere le accuse, la mappa geomorfologica dei bacini idrografici della regione Abruzzo, disegnata nel 1991 e confermata nel 2007 dalla giunta regionale. Il Rigopiano è stato edificato ai piedi di un canalone, che negli anni ha portato a valle cumuli di macerie provenienti anche da precedenti valanghe.

Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni cerca di placare gli animi ricordando gli sforzi che le squadre d’intervento hanno fatto durante le emergenze degli ultimi giorni in centro Italia: “Siamo orgogliosi dei nostri soccorritori, sono cittadini italiani esemplari”. I senatori si alzano e applaudono agli sforzi di Vigili del fuoco, Protezione civile,  Croce rossa, Guardia di finanza e a tutte le altre forze che sono corse in aiuto dei comuni sommersi dalla neve. Il premier promette inoltre che entro una settimana verrà varato un decreto per intervenire sui meccanismi che hanno provocato il malfunzionamento della macchina dei soccorsi.