Il 25 gennaio del 2019 saranno passati tre anni: nello stesso giorno del 2016 scompare in Egitto Giulio Regeni, ricercatore friulano dell’Università di Cambridge. E mentre le indagini proseguono a fatica per l’ostruzionismo delle autorità cairote, il presidente della Camera Roberto Fico ha annunciato che domani sarà presente alla fiaccolata organizzata a Fiumicello, paese natale del ragazzo.
Tre anni – “A chiedere la verità c’è una famiglia, prima di tutto, e c’è uno Stato” ha sottolineato Fico nel corso di un’intervista al quotidiano La Stampa. L’esponente del Movimento 5 Stelle ha di recente inviato ai presidenti dei Parlamenti UE una lettera che intende sollecitare gesti concreti di solidarietà e di supporto. Dalle sue parole emerge l’importanza di agire in modo compatto per trovare i colpevoli: “Giulio Regeni era un ricercatore europeo, figlio del progetto internazionale che abbiamo costruito insieme. La sua storia ci riguarda in quanto rappresentanti dei nostri cittadini”. Sempre Roberto Fico aveva annunciato nel novembre 2018 la chiusura dei rapporti fra la Camera dei Deputati e il Parlamento egiziano.
Le indagini – Il Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone lamenta la situazione di stallo delle indagini e ha iscritto nel registro degli indagati cinque ufficiali egiziani. Il clima resta difficile e gli sviluppi sono lenti. Il Cairo non collabora e Alessandra Ballerini, avvocato dei genitori di Giulio, ha denunciato pressioni sul consulente legale dei Regeni in Egitto. Un’accusa che non stupisce, forse, dato che già il 13 dicembre del 2018 il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione che sanzionava l’Egitto per violazione dei diritti umani e richiedeva ai Paesi membri dell’Unione di bloccare le esportazioni di tecnologie di sorveglianza indirizzate al Cairo. Nello stesso documento trovava spazio anche la richiesta di tutela per i consulenti egiziani della famiglia Regeni, perché considerati a rischio.
La vicenda – Giulio Regeni arriva in Egitto l’8 settembre del 2015, per fare ricerca sulla situazione sindacale dei lavoratori egiziani in seguito alla Primavera araba del 2011. All’Egyptian Center for Economic Rights conosce Mohammed Abdallah. All’apparenza, leader del sindacato degli ambulanti. In realtà, informatore della polizia: è lui a denunciare Giulio alla National Security Agency, che inizia a monitorarlo come possibile spia. Il 25 gennaio il ricercatore friulano scompare in metropolitana, nella fermata Al Buhuth. Il 3 febbraio 2016 il suo corpo viene ritrovato sulla superstrada che collega il Cairo e Giza. Il governo africano parla di incidente stradale, ma l’autopsia svolta in Italia non lascia dubbi: è stato torturato per tre giorni e poi ucciso. Da allora, un susseguirsi di indagini lacunose, depistaggi, accuse vere e false. Resta il dolore e la determinazione della famiglia. Quello che manca, ancora, è la verità.