Venivano spiati anche l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Politici, istituzioni pubbliche e imprenditori al centro di una rete di spionaggio informatico gestita da un ingegnere nucleare, il 45enne Giulio Occhionero, e da sua sorella Francesca Maria di 49 anni. Nomi noti nell’alta finanza, residenti a Londra ma domiciliati a Roma, i due sono stati arrestati questa mattina, 10 gennaio, dalla polizia postale con l’accusa di acquisizione di notizie sulla sicurezza dello Stato, accesso abusivo a sistema informatico aggravato e intercettazione illecita di comunicazioni informatiche e telematiche. Nella rete sono finiti, tra gli altri: Mario Monti, Piero Fassino, Ignazio La Russa, Alfonso Papa, Paolo Bonaiuti, Michela Brambilla, Fabrizio Cicchitto, Vincenzo Fortunato, il cardinale Gianfranco Ravasi, Paolo Poletti della Guardia di finanza e l’ex governatore della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni. Sotto controllo anche i portali della Camera dei deputati e del Senato.
“Eye piramid” è il titolo dell’inchiesta condotta dagli investigatori del Centro nazionale anticrimine informatico della polizia postale, dal nome del malware che i due fratelli utilizzavano per infettare i computer e grazie al quale riuscivano ad appropriarsi dei dati sensibili e delle notizie riservate che gli utenti vi conservavano. I fratelli Occhionero si trovano in custodia cautelare su disposizione del gip Maria Paola Tomaselli e su richiesta del pubblico ministero Eugenio Albamonte. Quest’ultimo motiva così l’arresto: «Accedevano abusivamente a caselle di posta elettronica protette dalle password di accesso sia personali che istituzionali, al fine di trarne per sé o per altri profitto o di recare ad altri un danno » I fratelli nel corso degli anni hanno costruito dei dossier su personalità politiche, della pubblica amministrazione e dell’economia. Ancora da definire i contorni dell’utilizzo che i due cyber-criminali facevano dei dati raccolti. Tutte le informazioni venivano conservate su impianti informatici statunitensi, che grazie alla collaborazione della Cyber Division dell’Fbi, sono ora al vaglio della polizia.