«Da quando è stato riattaccato il contatore, pago io le bollette». La frase del cardinale Konrad Krajevski, elemosiniere del Papa, tiene viva la questione sugli stabili occupati abusivamente a Roma. Quello di Via Santa Croce in Gerusalemme, dove Krajevski in persona ha riportato la luce staccata dall’Acea, è solo uno dei tanti. Il ministro degli Interni Matteo Salvini aveva polemizzato contro l’intervento del prelato chiedendosi chi avrebbe pagato i 300 mila euro di bollette arretrate. Oltre all’edificio in questione, nel mirino di Comune, Regione Lazio e forze dell’ordine ci sono ben 22 immobili che dovranno presto essere sgomberati e frutto di una scrematura degli 88 individuati dall’ex commissario straordinario Paolo Tronca nel 2016.

Il valore e i casi – Secondo il bilancio consolidato del 2018 del gruppo Acea, società partecipata che fornisce acqua ed energia a Roma e Lazio, ci sono 863 milioni di crediti verso i clienti. Di questi ben 290 sono stati svalutati e nel solo 2018 sono stati ceduti pro-soluto altri crediti per 1 miliardo e 375 milioni. La situazione di Acea risente anche della difficoltà dello sgombero degli immobili a Roma e i relativi consumi abusivi di servizi pubblici. Secondo il Patto per la Sicurezza firmato ad aprile, in estate dovrebbero essere sgomberati alcuni edifici, come la ex scuola di via Cardinal Capranica dove ci sono circa 200 persone, tra cui 30 famiglie con 84 minorenni. Altra situazione particolare quella di via del Caravaggio a Tor Marancia, dove vivono circa 400 persone, 240 famiglie e un centinaio di minori. Tra gli immobili che per primi verranno sgomberati ci sono anche quella di via Antonio Tempesta 262 alla Marranella, dove ci sono una sessantina di famiglie, e di via Collatina 385 a La Rustica. Tra quelli conosciuti ci sono anche viale delle Province 196, l’ex casa di cura Valle Fiorita a Torrevecchia e lo stabile di via Battistini 113 a Primavalle.

Lo spazio Metropoliz a Roma

Le situazioni- Nella lista degli immobili che andranno presto sgomberati ci sono anche alcuni casi difficili. Il primo è l’ex fabbrica Fiorucci di via Prenestina 913, lo spazio Metropoliz. Qui sorge il Museo dell’Altro e dell’Altrove, sul quale però pende una richiesta di risarcimento nei confronti dello Stato di 30 milioni di euro da parte della famiglia Salini, proprietaria dell’immobile. Nella lista c’è anche l’ex Lavanderia, padiglione all’interno dell’ex manicomio comunale Santa Maria della Pietà a Monte Mario dove c’è un comitato che da tempo si oppone al progetto di valorizzazione di Comune e Regione. Infine, c’è lo stabile di via Lucio Sestio di proprietà dell’Acea dove dal 2008 c’è la casa delle Donne Lucha y Siesta, attiva nell’accoglienza e nell’aiuto alle vittime di violenza.