Un giro di corruzione dietro l’assegnazione di appalti. E già ribattezzato “Mafia capitale”. Un sistema entrato fin dentro il Campidoglio con a capo l’ex terrorista ed ex Banda della Magliana Massimo Carminati. E tra gli indagati anche esponenti politici tra cui l’ex sindaco della Capitale, Gianni Alemanno. La maxi inchiesta della procura di Roma è durata due anni e il 2 dicembre ha raggiunto i primi risultati: 37 arresti, di cui otto ai domiciliari, e sequestri di beni per 200 milioni di euro. Le perquisizioni dei militari, scattate all’alba, sono durate ore e hanno riguardato anche gli uffici della Regione Lazio e del Municipio.
Gli inquirenti l’hanno definito “un ramificato sistema corruttivo”. Serviva all’assegnazione di appalti e finanziamenti pubblici dal Comune di Roma e dalle aziende municipalizzate, con interessi anche nella gestione dei centri di accoglienza per migranti. Gli indagati, 39 in tutto, sono accusati di reati che includono l’associazione di tipo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio.
I Carabinieri hanno perquisito anche l’abitazione dell’ex sindaco Gianni Alemanno, E nel mirino della Procura sono finiti altri politici di primo piano: il consigliere regionale Pd Eugenio Patanè, quello Pdl Luca Gramazio e il presidente dell’Assemblea capitolina Mirko Coratti. Invece, alcuni dirigenti delle società municipalizzate sono stati già raggiunti da provvedimenti di custodia cautelare.
L’indagine è coordinata da tre pubblici ministeri – Luca Tescaroli, Paolo Ielo e Giuseppe Cascini – sotto la supervisione del procuratore capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone.
Angelica D’Errico