Le farmacie italiane potrebbero diventare veri e propri presidi sanitari di prossimità. Non più solo luoghi dove acquistare medicinali, ma centri nevralgici della salute pubblica, capaci di offrire vaccinazioni, prenotazioni di visite, esami diagnostici e persino servizi di telemedicina. Questa svolta è stata sancita dalla nuova convenzione farmaceutica, approvata il 6 marzo 2025 dalla Conferenza Stato-Regioni, che ridefinisce il ruolo delle farmacie nel Servizio Sanitario Nazionale (SSN), rendendole sempre più centrali nell’assistenza ai cittadini.
Federfarma – Il presidente di Federfarma, l’associazione che riunisce i titolari delle farmacie, Marco Cossolo, ha descritto a La Stampa la convenzione come «un passo epocale verso l’integrazione strutturale delle farmacie nei servizi sanitari territoriali». Secondo Cossolo, «questo modello consente di colmare le lacune assistenziali in molte aree prive di presidi sanitari adeguati. La vicinanza territoriale delle farmacie e la disponibilità di professionisti qualificati rendono questi servizi più accessibili alla popolazione».
Il nodo dell’affidabilità – L’espansione dei servizi diagnostici nelle farmacie ha suscitato però un acceso dibattito sull’affidabilità dei test rispetto a quelli effettuati nei laboratori di analisi tradizionali. Un’inchiesta condotta dal Corriere della Sera ha evidenziato alcune criticità. I test Point of Care Test (POCT) usati in farmacia sono dotati di marchio CE, ma possono avere margini di errore superiori a quelli consentiti nei laboratori clinici. In alcuni casi, i risultati ottenuti in farmacia hanno mostrato discrepanze significative rispetto a quelli rilasciati da laboratori di analisi. Inoltre, a differenza dei laboratori, le farmacie non sono obbligate a effettuare controlli di qualità sugli strumenti utilizzati. Un altro elemento critico riguarda i referti rilasciati, che non hanno valore diagnostico ufficiale, non sono firmati da un professionista sanitario e non vengono registrati nel Fascicolo Sanitario Elettronico.
Il parere degli esperti – Mario Plebani, presidente della Federazione Europea di Medicina di Laboratorio, ha spiegato in un’intervista al Corriere della Sera che «i test in farmacia possono essere utili per il monitoraggio di parametri già noti, ma non possono sostituire quelli effettuati in un laboratorio accreditato». Tuttavia, Marco Cossolo difende il ruolo delle farmacie nei servizi diagnostici, sottolineando che i «test eseguiti in farmacia sono gli stessi utilizzati in ospedale e sono supportati dalla letteratura scientifica». Ha aggiunto che «la nuova convenzione prevede maggiori responsabilità per i farmacisti, che dovranno apporre la propria firma sui risultati, garantendo così più sicurezza ai cittadini». Inoltre, secondo Cossolo, «la farmacia offre un’alternativa immediata e accessibile, riducendo i tempi di attesa e semplificando il percorso di cura». L’integrazione delle farmacie nei servizi sanitari rappresenta un’opportunità importante per migliorare l’accessibilità alle cure, soprattutto in un Paese con una popolazione sempre più anziana e con difficoltà di accesso agli ambulatori pubblici. Tuttavia, il tema dell’affidabilità dei test diagnostici in farmacia resta un nodo cruciale da affrontare, con la necessità di una maggiore regolamentazione per garantire standard di qualità uniformi. Il futuro della farmacia dei servizi dipenderà dalla capacità di bilanciare innovazione e sicurezza, assicurando ai cittadini prestazioni affidabili e un’integrazione sempre più efficace con il sistema sanitario nazionale.