La sanità in Italia non gode di buona salute, soprattutto al Sud, soprattutto nel contesto dei tagli annunciati dal Documento di economia e finanza. Dal 2012, Crea Sanità, Centro per la ricerca economica applicata nella sanità, elabora un rapporto sulle prestazioni della sanità nelle diverse regioni italiane. Il risultato migliore lo ottiene il Veneto, il peggiore la Calabria, con livelli inferiori al 35 per cento. Solo otto, tra Regioni e Province, le sanità territoriali promosse. Sette le Regioni rimandate e sei le bocciate.

L’equipe di medici di un ospedale in Lombardia (Foto fornita dall’ospedale Papa Giovanni XXIII)

Le pagelle – Per come è stata costruita la valutazione 2023, le Regioni possono raggiungere come punteggio percentuale massimo il valore di 100. Come riportato nella pubblicazione, i territori italiani oscillano tra il 59 per cento e il minimo del 30 per cento. Veneto, Trento e Bolzano hanno i punteggi più alti. Toscana, Piemonte, Emilia-Romagna, Lombardia e Marche vanno abbastanza bene, con livelli dell’indice di performance compresi tra il 47 e il 49 per cento. Rimandate invece Liguria, Friuli- Venezia Giulia, Lazio, Umbria, Molise, Valle d’Aosta e Abruzzo, che raggiungono livelli di performance compresi tra 37 e il 43 per cento. Sicilia, Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria, hanno livelli inferiori al 32 per cento.

Siamo all’undicesima edizione – La valutazione è stata fatta tenendo conto di vari parametri come: facilità di accesso alle cure, costi, innovazione e disponibilità di personale medico. Come riportato dal comunicato stampa di Crea, è stata usata «una metodologia fondata sul riconoscimento della natura multidimensionale della performance». L’analisi dei risultati delle Regioni e le relative valutazioni sono state assegnate da oltre cento esperti: esponenti di istituzioni e di aziende, medici e altri professionisti dell’ambito medico, tecnici dell’industria sanitaria.

Questione meridionale? – La pagella divide in due l’Italia, con circa 29 milioni di cittadini residenti nelle prime otto Regioni che possono stare relativamente tranquilli e altri 29 milioni nelle Regioni rimanenti, quasi tutte del Centro Sud, che potrebbero avere serie difficoltà nei vari aspetti considerati. Un quadro, sottolinea Federico Spandonaro, presidente del Crea Sanità e professore di Economia Sanitaria all’Università di Roma Tor Vergata, «che sottolinea la nuova impostazione di ammodernamento dell’assistenza che punta sul territorio e sulle cure a domicilio. Il sistema di monitoraggio basato su più parametri che abbiamo messo a punto offre anche una valutazione dei possibili effetti della riforma per l’autonomia differenziata».