Fuori programma durante il monologo d'apertura del festival. Mentre Beppe Grillo è seduto tranquillamente in platea alcuni contestatori in galleria hanno interrotto il discorso di Fabio Fazio dedicato alla bellezza e partito con un riferimento al treno deragliato, Sanremo, 18 febbraio 2014. ANSA/CLAUDIO ONORATI“La Rai non ha offerto alcun tipo di ospitalità ai dimostranti che hanno protestato durante la prima serata del festival di Sanremo”: Giancarlo Leone, direttore di Rai 1, smentisce la notizia del Fatto Quotidiano secondo cui gli operai che hanno minacciato di suicidarsi alla kermesse avrebbero poi dormito in un albergo a spese Rai. Il giornale riporta infatti un’intervista ai contestatori, nella quale affermano di essere stati avvicinati da una persona che lavorava per La vita in diretta. La persona in questione avrebbe offerto loro una notte all’Hotel Nazionale, quattro stelle, in cambio di una partecipazione esclusiva al programma, salvo poi far saltare l’invito il giorno dopo a causa di un “veto dall’alto”. Forse, si ipotizza, proprio dal direttore Rai, poco disposto a dare ulteriore spazio ai contestatori (si parla di divieto di intervista come di un’“indicazione tassativa”). “Ai dimostranti non andava offerto neanche un cornetto”, spiega Leone il 20 febbraio, aggiungendo di aver verificato a verificato a tutti i livelli: “Questa circostanza è totalmente falsa”.

La vicenda dei disoccupati di Sanremo – pardon, del Consorzio Unico di Napoli e Caserta in trasferta – assume sempre più i contorni di una bufala. La loro protesta ha subito ricordato ai telespettatori quella di altri lavoratori disoccupati dello stesso Cub, il soggetto pubblico che si occupa di gestione dei rifiuti, che in altre occasioni sono saliti su gru o tetti per richiamare attenzione sulla propria condizione. In questo caso, però, la mente è andata anche all’altro tentato suicidio dell’Ariston, quello del ’95. Allora fu Pippo Baudo a dover fronteggiare il disoccupato bolognese Pino Pagano, scatenando sospetti di trovata pubblicitaria per un festival in calo di ascolti. E anche quest’anno in parecchi hanno sospettato un trucco. Il giorno dopo la prima serata, sui social network circolavano immagini che evidenziavano le scarpe di marca ai piedi degli operai disoccupati e la blanda resistenza della sicurezza.

Beppe Grillo, che prima che si alzasse il sipario si era preso il palcoscenico fuori dal teatro per cantarle ai politici, ha parlato di “finti operai”. Più di un giornale ha ricostruito la strategia dei dimostranti, che lascia delle perplessità: a partire dall’acquisto di un biglietto di 100 e 180 euro, non certo economico, all’utilizzo di una complice che inscenasse uno svenimento per distrarre la sicurezza, un trucco forse troppo semplice. Più tardi avrebbero detto di non voler “interrompere lo show e neppure salire sull’impalcatura, ma solo avvicinarci ai fotografi e rendere nota la nostra protesta”. Non è andata così, ma non hanno spiegato bene perché. Anche i precedenti dei quattro contestatori (uno non è salito sulla balaustra) hanno lasciati infine perplessi: sono infatti indagati per truffa per assenteismo, minaccia a pubblico ufficiale, reati contro il patrimonio.

Ora Antonio Sollazzo, Marino Marsicano, Salvatore Ferrigno e Maria Rosaria Pascale, questi i nomi dei contestatori, sono stati denunciati dalla Rai per violenza privata e la polizia ha emesso un foglio di via obbligatorio per tre anni da Sanremo. Al di là di ogni possibile responsabilità esterna e di validità delle motivazioni dietro al gesto, resta l’impressione di aver assistito a uno show da professionisti della disperazione.

Eva Alberti